In questi giorni in Italia si sta svolgendo un evento importante. E’ in corso la visita della Relatrice delle Nazioni Unite per il Diritto al cibo che ha il compito di produrre un rapporto sullo stato di attuazione di questo diritto per presentarlo a marzo nella sessione a Ginevra del Consiglio (vedi l’articolo sul magazine vociperlaterra); Ms Hilal Elver sta incontrando in completa autonomia soggetti diversi per raccogliere documentazione e testimonianze e farsi una idea realistica su come vanno le cose in Italia che esporrà in una prima conferenza stampa ufficiale a Roma il 31 gennaio.
Noi osserviamo che il solo fatto che per parlare di cibo, agroalimentare e agricoltura si declina la centralità dei diritti invece che il dogma del mercato; questo è un fatto che salutiamo con grande interesse.
Lo diciamo da venti anni: nell’impatto con questa globalizzazione senza diritti, l’Italia si è trasformata da grande e straordinario luogo di produzione del cibo a piattaforma commerciale speculativa che ci consegna una profonda crisi sociale ed agroecologica nelle aree rurali e delle sue comunità, dell’intero comparto produttivo e del lavoro.
L’intero Mediterraneo è ridotto ad Area di Libero Scambio in cui l’agricoltura mediterranea produttiva è espulsa dal Sud Europa per essere delocalizzata dove costa poco produrre anche per le condizioni di sfruttamento dei diritti e del territorio. Un’area in cui il dumping commerciale è garantito dalla libera circolazione delle merci ma per cui è impedita la libera circolazione delle persone.
L’ubriacatura ideologica della demagogia di un “Made in Italy” ridotto a grande operazione speculativa e commerciale per coprire la verità di campagne che si svuotano, di un cibo costruito su materie prime che non è più prodotto dai nostri contadini e senza sicurezza alimentare è diventata insostenibile e serve una grande riflessione nel Paese.
E serve con urgenza visti i dati che la rapporteur dell’ONU verificherà: fra questi dati troverà quelli terribili dei suicidi fra gli agricoltori meridionali colpiti da una crisi di crollo dei redditi che non può più essere nascosta (l’ultimo è accaduto tre giorni fa proprio nel territorio di Vittoria da cui sto scrivendo) e troverà quelli che documentano la condizione dei migranti e delle migranti impegnati nelle campagne di raccolta e ridotti in ghetti da medioevo.
Troverà, anche, quelli che raccontano di una crescente insicurezza alimentare per l’uso sempre più pericoloso di sostanze nocive per la salute imposte dal modello dell’agricoltura come reparto all’aperto della produzione industriale e quelli della povertà crescente dei cittadini italiani sempre più in difficoltà nell’accedere al diritto ad un cibo sicuro e nutriente.
Tutto quello che ci aiuta a riaprire la discussione e a sviluppare consapevolezza è benvenuta.
A nome di tutti noi, buon lavoro ad Hilal Elver