“Lo avevamo chiesto nei giorni terribili che hanno preceduto e portato allo sgombero della Felandina: le istituzioni diano risposte. Il ghetto va sgomberato certamente ma occorre offrire ai lavoratori che vi vivono una soluzione dignitosa” ricorda Gianni Fabbris che, insieme a tanti altri, promuovendo il Forum Terre di Dignità, aveva provato a costruire le condizioni per una via alternativa per i circa mille braccianti che vi vivevano.
Così non fu e lo sgombero si fece comunque senza offrire alternative che non fosse per alcuni il biglietto di viaggio per andare via lontrano dai luoghi in cui è possibile il lavoro, ricacciando i migranti che vi vivevano in condizioni se possibile ancora peggiori: sparsi nei campi, accampati in condizioni precarie e attenti a non farsi vedere in giro per essere invisibili e consentire, quindi, al potere politico che gestisce le istituzioni di poter dire “missione compiuta”.
Come era facile prevedere la loro condizione e quella di tutto il territorio e della comunità è peggiorata: gente accampata invece che in un unico posto sotto i ponti e nei casolari o nelle case private occupate, aziende che hanno bisogno di lavoratori costrette a cercarli rivolgendosi ai caporali che proprio sulla condizione di clandestinità trovano le ragioni della propria forza.
Gianni Fabbris, presidente regionale del sindacato Liberi Agricoltori e nazionale di Altragricoltura, e il Vescovo di Matera, Don Pino Caiazzo, avevano usato più o meno le stesse parole in quei giorni: “è il fallimento delle istituzioni”.
Fabbris, anche a nome del Forum Terre di Dignità, aveva aggiunto: “ora tocca a noi, tocca alla società civile dimostrare quello che andrebbe fatto supplendo a un terribile vuoto di responsabilità delle istituzioni”.
Per il Forum “non c’è niente di più prevedibile delle Campagne di raccolta in agricoltura; sappiamo tutto: quando e di quanti lavoratori avranno bisogno le nostre aziende agricole e, dunque, se non si organizzano i servizi, i trasporti, l’accoglienza, ci sono responsabilità precise pur essendoci strumenti. Evidentemente c’è la volontà politica di tenere il comparto agricolo del metapontino nella barbarie e nella crisi”.
In questi mesi il Forum, che sempre più si è costituito come il luogo di incontro fra le esperienze laiche e cattoliche impegnate nelle aree rurali, ha fatto la sua parte. La Chiesa ha fatto la sua parte, Altragricoltura impegnata nel progetto IAMME con l’Associazione NoCap, ha fatto la sua parte.
Domani, il 22 gennaio 2020, verrà inaugurata Casa Betania – la Casa dell’accoglienza e della Dignità grazie all’azione ed all’iniziativa dal basso delle forze della Società Civile e della Chiesa.
, Sarà, anche, un luogo di azione e di progettazione sociale per il territorio e la comunità del Metapontino, un laboratorio di “buone pratiche” che dimostrerà concretamente, come possano essere affrontati i problemi del territorio rimettendo al centro i bisogni e i diritti delle sue comunità.
Sarà un buon giorno quello del 22 gennaio a Serramarina e sarà, per le istituzioni lucane, l’occasione per riscattarsi e dare (o almeno dichiarare di volerlo fare) quelle risposte che fin qui non hanno saputo dare.
Vedi il Comunicato Stampa e il programma completo:
http://vociperlaterra.it/clona/2020/post/ufficio-stampa/inaugurazione-di-betania-la-casa-della-dignita/