tratto da Agrisole de Il Sole24ore (leggi articolo originale)
Presentate all’Europarlamento le proposte della Commissione sulla Pac post 2020. Nonostante gli appelli della vigilia si annuncia un conto salato, soprattutto per l’Italia
Tutti d’accordo a dire che il conto della Brexit non può essere addebitato all’agricoltura. E invece non solo l’agricoltura pagherà eccome, stando alle proposte sulla riforma Pac post 2020 presentate dalla Commissione all’Europarlamento, ma non solo la Brexit, anche le nuove priorità verso le quali – volente o nolente – corre e con le quali dovrà confrontarsi l’Europa, dalla sicurezza all’emergenza migranti.
Il balletto di cifre che ha caratterizzato la vigilia conferma come i tagli siano profondi e vadano ben oltre il 5% (il 15% almeno in termini reali) annunciato in un primo momento dal commissario all’Agricoltura Ue Phil Hogan. La spesa agricola scenderà dai 420 miliardi dell’attuale programmazione ai 365 previsti per il 2021-2027, confermando il lento e inesorabile declino del suo peso sul bilancio complessivo dell’Unione, che scende al 29% rispetto al 39% attuale. Senza bisogno di ricordare i tempi lontani in cui l’agricoltura contava per oltre i due terzi del budget europeo.
Nonostante gli appelli dell’Europarlamento inoltre della parte “Comune” della vecchia Pac rimane sempre meno. Il cuore della nuova riforma è infatti rappresentato dai “Piani strategici nazionali” che gli Stati membri presenteranno a Bruxelles con la Commissione europea che manterrà, rafforzandolo, il ruolo di controllore. Resta il tetto agli aiuti, alzato a 100mila euro ma con prelievi a partire da 60mila.
Secondo fonti comunitarie nel nuovo bilancio agricolo 2021-2027 l’Italia potrebbe perdere 2,7 miliardi, pari a una riduzione nominale del 6,9% rispetto al 2014-2020, che sale al 15% per lo sviluppo rurale. Il totale dei fondi per i pagamenti diretti sarà nel periodo 2021-2027 di 24,9 miliardi; 8,9 miliardi andranno allo sviluppo rurale; 2,5 al settore vinicolo e alle misure di mercato. Il totale, a prezzi correnti, sarà di 36,3 miliardi.
«La proposta realizza l’impegno della Commissione a modernizzare e semplificare la Politica agricola comune, mettere in atto una vera sussidiarietà con gli Stati membri, assicurare un settore agricolo più resiliente in Europa e accrescere il livello di ambizione in materia di ambiente e clima della politica», la dichiarazione del commissario Hogan che ha presentato le proposte alla plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo: quattro regolamenti: piani strategici; aspetti finanziari; Ocm e sviluppo rurale,più allegati e documenti di valutazioni d’impatto.
Gli Stati membri godranno di una maggiore flessibilità nell’uso dei fondi con la possibilità di trasferire fino al 15% dei rispettivi massimali dai pagamenti diretti allo sviluppo rurale e viceversa. I piani strategici stabiliranno le modalità con cui ciascun partner intende conseguire nove obiettivi economici, ambientali e sociali fissati a livello Ue, sia attraverso i pagamenti diretti che lo sviluppo rurale. «La Commissione – spiega lo stesso esecutivo – approverà ogni piano per assicurare la coerenza e la tutela del mercato unico».
Nei pagamenti diretti, spiega l’esecutivo Ue, «sarà data priorità al sostegno delle aziende agricole di piccole e medie dimensioni, che costituiscono la maggioranza nel settore agricolo dell’Ue, e agli aiuti ai giovani agricoltori. La Commissione continuerà ad adoperarsi per una distribuzione più equa dei pagamenti diretti tra gli Stati membri mediante la convergenza esterna».
Resiste, per ora, la proposta sul tetto agli aiuti, elevato come detto a 100mila euro. I pagamenti saranno comunque ridotti a partire da 60mila euro. «Si terrà debitamente conto del costo del lavoro», assicura la Commissione, che sottolinea anche come «in questo modo si assicura una distribuzione più equa dei pagamenti; le aziende agricole di piccole e medie dimensioni riceveranno un sostegno più elevato per ettaro».
Una riserva per i giovani agricoltori
Gli Stati membri dovranno accantonare almeno il 2% della dotazione per pagamenti diretti per aiutare i giovani agricoltori ad avviare la propria attività. Questa iniziativa sarà integrata da un sostegno finanziario per lo sviluppo rurale e da altre misure per facilitare l’accesso alla terra e i trasferimenti di terreni.
I vincoli ambientali dei Psr
Almeno il 30% di ciascuna dotazione nazionale per lo sviluppo rurale sarà dedicata alle misure ambientali e climatiche, mentre il 40% del bilancio complessivo della Pac dovrà contribuire all’azione europea per il clima. Oltre alla possibilità di trasferire il 15% delle dotazioni tra i pilastri, gli Stati membri avranno anche la possibilità di trasferire un ulteriore 15% dal primo al secondo pilastro per le spese relative alle misure climatiche e ambientali (senza cofinanziamento nazionale).
Focus sull’innovazione
Uno stanziamento ad hoc da 10 miliardi nell’ambito del programma europeo di ricerca “Orizzonte Europa” sarà destinato infine a progetti di ricerca e innovazione nel settore dell’alimentazione, dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della bioeconomia. Gli Stati membri saranno incoraggiati a utilizzare i big data e le nuove tecnologie per i controlli e il monitoraggio (ad esempio, verificando le dimensioni dell’azienda agricola ai fini delle domande di pagamenti diretti mediante dati satellitari), con una conseguente diminuzione della necessità di effettuare controlli in loco. Previsto anche un impulso alla digitalizzazione della vita rurale, ad esempio ampliando l’accesso alla banda larga nelle regioni rurali, già presente negli attuali programmi si sviluppo rurale ma che ora si punta a rafforzare ulteriormente per migliorare la qualità della vita «contribuendo ulteriormente alla competitività della produzione agricola europea».
I tempi del negoziato
«Un accordo nel 2019 sul prossimo bilancio a lungo termine consentirebbe una transizione agevole tra l’attuale bilancio a lungo termine (2014-2020) e quello successivo, garantendo la prevedibilità e la continuità dei finanziamenti a beneficio di tutti», ricorda la Commissione, sottolineando come eventuali «ritardi di approvazione del futuro bilancio ritarderebbero anche l’avvio di migliaia di potenziali nuovi progetti in tutta l’Unione». Se per il bilancio – che il Parlamento europeo è chiamato ad approvare o respingere il blocco – l’accordo prima della scadenza dell’attuale assemblea a maggio del prossimo anno è verosimile, il dossier sulla nuova Pac può considerarsi già sul tavolo della futura Commissione europea.