Braccianti schiavi. L’ultimo arresto dimostra che la lotta è ancora molto lunga.

“L’arresto del caporale a Castellaneta dimostra che il caporalato c’è in provincia di Taranto come c’è in tutta Italia e che la lotta al caporalato va proseguita.
Il suo arresto, peraltro, deve ora essere seguito dall’arresto del suo mandante, del suo datore di lavoro, applicando nella sua interezza la legge 199/2006 contro il caporalato.
L’approvazione della legge che ha istituito il reato di caporalato ci ha molto soddisfatto, dal 2016 ad oggi siamo già a 8mila processi contro i caporali e questo è un dato significativo, molto incoraggiante. Ma voglio ribadire che non possiamo lasciare tutto nelle mani degli organi inquirenti, della magistratura e delle forze dell’ordine.
È una battaglia che deve vedere la partecipazione, l’assunzione di responsabilità soprattutto della politica e delle istituzioni.
Noi chiediamo e continueremo a chiedere più prevenzione. La repressione è un conto ma serve più prevenzione.
Prevenzione significa l’aumento dei controlli, con l’ispettorato del lavoro che deve svolgere il suo compito.
Serve, contestualmente, una riforma del mercato del lavoro, bisogna creare un punto legale di incontro tra l’offerta e la domanda di lavoro.
Sono tutte questioni a cui le istituzioni devono dare delle risposte.
Noi con l’associazione «Nocap» continueremo a fare il nostro lavoro, sperando di essere sostenuti dalle istituzioni e dai cittadini, soprattutto dai consumatori perché la questione della tracciabilità della filiera produttiva dei prodotti agricoli, del bollino di provenienza, fa la differenza tra prodotti liberi dai caporali e prodotti che vedono il il
lavoro fatto dai caporali e dai loro schiavi, è uno strumento molto importante, per cui il sostegno dei consumatori, della politica e delle istituzioni è molto importante per dare un colpo definitivo contro il fenomeno dello sfruttamento dei braccianti agricoli.”

Yvan Sagnet

 

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