tratto da La Repubblica (leggi articolo originale)
UNA vacanza in Islanda senza vedere una pulcinella di mare. Un’altra sulle montagne imbiancate senza mai avvistare una civetta delle nevi. Oppure una piazza europea senza nemmeno una tortora. Questo scenario non è così lontano dal nostro futuro: il 40 % di tutte le specie di uccelli è in declino e una specie su otto è minacciata dall’estinzione globale. E’ questo il drammatico responso tracciato dallo “Stato degli uccelli nel mondo” (.pdf), il report curato dalla associazione internazionale BirdLife che ogni cinque anni fornisce l’indicazione sulla “salute” dei volatili.
·LA BIODIVERSITA’ MINACCIATA
Gli uccelli sono oggi fra gli animali in assoluto più studiati: di loro si conoscono migrazioni, comportamenti, habitat e perfino le “canzoni”, ma più le ricerche proseguono più si rivela chiaramente come la crisi della biodiversità – legata sopratutto alla agricoltura intensiva – sia sempre più profonda. Si stima – secondo il report – che il 74% delle 1469 specie di uccelli minacciate a livello globale lo sia proprio a causa dell’uso di pesticidi e dell’aumento dell’agricoltura intensiva che avrebbe devastato gli ecosistemi. Altre minacce, come ad esempio la caccia, l’invasione di specie aliene o il cambiamento climatico sono decisamente in secondo piano rispetto ai danni causati dalle coltivazioni e dalla deforestazione.
·PULCINELLA DI MARE, TORTORA E CIVETTA DELLE NEVI
Specie simboliche e famosissime, come appunto la civetta delle nevi, la pulcinella di mare o la tortora che anche noi italiani siamo abituati a vedere con frequenza potrebbero scomparire per sempre. Nel complesso infatti il 40% delle 11.000 specie di uccelli del mondo è già da considerarsi al momento “in declino”. Una cifra che indica qualcosa di più dell’estinzione stessa: senza gli uccelli, così come senza gli insetti che stanno vivendo un “armageddon” ecologico (abbiamo perso tre quarti di quelli volanti) gli ecosistemi così come li conosciamo scompariranno per sempre. Tra l’altro, ricordano i ricercatori, gli uccelli sono un ottimo indicatore per la salute dell’ambiente: ecco perché le cifre indicate dal report non dovranno essere sottovalutate e perché bisogna correre ai ripari in maniera globale, non solo da parte di chi si batte per la salvaguardia e la conservazione.
·PESTICIDI SOTTO ACCUSA
“I dati sono inequivocabili. Stiamo vivendo un costante e continuo deterioramento dello stato degli uccelli nel mondo” ha dichiarato Tris Allinson, senior global science officer di BirdLife. I redattori del rapporto ricordano come l’agricoltura e in particolare pesticidi e insetticidi neurotossici siano alla base di questa catastrofe ambientale in corso. Ma ci sono anche segnali di speranza, legati alle politiche di conservazione: per esempio 25 specie di uccelli – secondo la ricerca – si sarebbero estinte negli ultimi decenni senza le attuali politiche di salvaguardia che li hanno tenuti in vita.
·OBIETTIVO CONSERVAZIONE
“Il rapporto dimostra che esistono soluzioni e che è possibile ottenere un successo significativo e duraturo se ci impegniamo nella conservazione” chiosa Patricia Zurita,
ceo di BirdLife. Alla base di queste “azioni di ripristino” ci dovranno essere “la ricostruzione degli habitat chiave per gli uccelli, la fine della deforestazione, il controllo delle specie invasive e chiaramente un freno ai metodi nocivi di agricoltura intensiva”.