Con il Documento di economia e finanza (DEF) 2017, l’Italia è il primo paese dell’Unione europea e del G7 a includere nella propria programmazione economica, oltre all’onnipresente Prodotto interno lordo (PIL) gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES).
Molteplici esperienze nazionali ed internazionali sulla natura multidimensionale del benessere hanno evidenziato, nella moderna scienza economica, che all’origine del benessere individuale e sociale non ci sono solo dimensioni monetarie ma anche variabili non monetarie quali la qualità della vita.
Dopo alcune iniziative promosse dall’OCSE, diverse istituzioni internazionali hanno promosso studi con l’obiettivo di avviare una concreta misurazione del progresso sociale, andando oltre le misure economiche convenzionali (PIL pro capite).
A partire dal 2015 l’Eurostat ha pubblicato il primo rapporto sulla qualità della vita in Europa basandosi su un sistema costituito da dimensioni oggettive (condizioni di vita materiali, attività lavorativa principale, salute, istruzione, relazioni sociali e tempo libero, sicurezza economica e personale, governance e diritti di base, ambiente) e soggettive (la soddisfazione per la vita).
Il Progetto BES in Italia.
L’Italia ha fatto proprio questo sistema e nel 2010 dà vita al progetto “Benessere equo e sostenibile in Italia” (BES) che nasce su iniziativa dell’Istat e del CNEL e vede il coinvolgimento di esperti e di ampi settori della società civile. L’obiettivo è quello misurare il livello di benessere dei cittadini italiani nelle sue diverse dimensioni, tenendo conto della distribuzione delle risorse che lo determinano (equità) e della possibilità di garantire il mantenimento degli stessi livelli di benessere alle generazioni future (sostenibilità). Il riferimento metodologico per la costruzione del BES è costituito dal progresso della società ed è misurato sulla base del benessere umano e del benessere dell’ecosistema.
Allo stesso tempo è stato affidato all’Istat il compito di svolgere un lavoro di ricerca e affinamento metodologico attraverso l’individuazione di una serie di dati che permetteranno nel tempo, di disporre, in futuro, di un quadro sempre più completo e aggiornato della qualità della vita dei cittadini italiani.
Il riconoscimento normativo del collegamento tra indicatori di benessere equo e sostenibile e programmazione economica e di bilancio è stato operato con la legge n. 163/2016 di riforma del bilancio dello Stato con il quale il Governo si impegna a monitorare l’evoluzione di queste diverse componenti nell’ultimo triennio e a prevederne la dinamica per il triennio futuro a politiche invariate nonché alla luce delle scelte programmatiche.
Inoltre, entro il 15 febbraio di ogni anno, il MEF (Ministero dell’Economia e Finanze) dovrà presentare alle Camere (per la trasmissione alle competenti Commissioni parlamentari) una Relazione in cui evidenzia l’evoluzione degli indicatori, sulla base degli effetti determinati dalla legge di bilancio per il triennio in corso.
A completamento del nuovo quadro normativo, la stessa legge ha previsto l’istituzione, presso l’ISTAT, del “Comitato per gli indicatori di benessere equo e sostenibile”. Tale Comitato è presieduto dal Ministro dell’Economia (o suo delegato) e composto dal Presidente dell’ISTAT (o suo delegato), dal Governatore della Banca d’Italia (o suo delegato) e da due esperti della materia di comprovata esperienza scientifica e ha il compito di selezionare e definire gli indicatori di benessere equo e sostenibile da collegare al ciclo di programmazione economico-finanziaria. Sulla base di questo approccio metodologico il Comitato di indirizzo del BES (Istat, CNEL e società civile) ha definito il contesto di riferimento per la misurazione del benessere in Italia individuando un totale di 130 indicatori.
La riforma della legge di Bilancio pone l’Italia all’avanguardia nell’introduzione degli aspetti del benessere dei cittadini che vanno “oltre il PIL” nei processi decisionali pubblici.
In attesa della selezione definitiva, il Governo ha scelto di anticipare in via sperimentale già dal DEF 2017 l’inserimento di un primo gruppo di indicatori nel processo di bilancio: il reddito medio disponibile, un indice di diseguaglianza, il tasso di mancata partecipazione al lavoro e le emissioni di CO2 e di altri gas clima alteranti; parametri che contribuendo a integrare i tradizionali indicatori economici permetteranno uno sviluppo più sostenibile.