Pubblicato su Trentino corriere alpi (leggi articolo originale)
TRENTO. Mele e vino, fragole e lamponi, pure le patate sono sempre più figli del web. L’agricoltura ha saputo cogliere, forse più rapidamente di altri settori produttivi, le potenzialità della rete. Lo stereotipo del contadino refrattario alle novità non regge di fronte all’utilizzo pervasivo che la campagna fa dell’information and communication technology. Per vedere il tempo che fa basta alzare lo sguardo al cielo. Ma se serve conoscere temperatura, umidità dell’aria e bagnatura del fogliame, dato essenziale per combattere funghi e muffe, meglio dare un’occhiata allo smartphone, al tablet o al pc, anche lontani dal proprio campo. E’ uno dei tanti servizi forniti dal Centro di trasferimento tecnologico della Fondazione Edmund Mach.
«L’app che collega gli utenti alle 85 stazioni della rete agro-meteo è stata elaborata dai nostri ingegneri» dice Michele Pontalti, direttore del Centro. «Sono informazioni molto apprezzate, tanto che è in elaborazione un’ulteriore applicazione che fornirà i dati biologici per valutare il rischio di proliferazioni d’insetti e funghi, e dati fenologici sulla crescita delle piante».
La rapidità (relativa) della diffusione del web nelle campagne si spiega con il ruolo che l’Istituto Agrario di San Michele, oggi Fondazione Edmund Mach, svolge da 140 anni: punto di riferimento per la formazione, per la sperimentazione delle varietà più adatte, per tutti i problemi che assillano i contadini, dai parassiti alle muffe. Prima si parlava col tecnico, oggi si consulta il pc o il telefonino. Magari non lo fanno gli anziani, ma in casa – le famiglie trentine sono tra le prime per utilizzo di internet – c’è sempre chi un’occhiata la può dare.
«Il territorio coltivato è costantemente monitorato e chiunque può accedere ai dati che forniscono un flusso d’informazioni costante che non sostituisce il rapporto diretto tra contadino e tecnico, anzi lo rende più efficace» osserva Pontalti. Il servizio è l’estensione multimediale del tradizionale bollettino tecnico, oggi fornito anche su web, dove assieme alle notizie sull’attività della Fondazione, vengono fornite previsioni e schede specifiche sull’attività di campagna: «Ne produciamo una cinquantina di edizioni l’anno spedite a circa 9 mila indirizzi. Abbiamo constatato non solo che i 2.500 utenti on line hanno confermato l’abbonamento, ma che aumentano le richieste di passaggio al digitale. Sono dati incoraggianti, frutto del patrimonio di credibilità che l’Istituto di San Michele si è costruito nel tempo. Il passaggio dal mondo cartaceo e quello digitale è una vera rivoluzione culturale: richiede impegno e tempo».
La diffusione dell’Ict nelle campagne intanto corre, anche a dispetto delle lentezze (relative rispetto all’Italia, ma in ritardo rispetto all’Europa) con cui è attivata la dorsale provinciale in fibra ottica («Un anno e più per collegare una nostra stazione al Navesel di Rovereto!»).
Un esempio viene dal progetto Pica – Piattaforma Integrata Cartografia Agri-vitivinicola – di Cavit cui Fem fornisce consulenza. E’ il programma con il quale, cumulando ed integrando le informazioni relative a conformazione e caratteristiche fisico chimiche dei terreni coltivati a vite, con i dati delle cantine sociali relative a soci e conferimenti, si crea una mappa che non solo fornisce previsioni produttive, ma indica anche le vocazioni (meglio chardonnay o pinot nero?) delle singole particelle. Una specie di “Trentino viticolo ideale”, di aiuto per le scelte colturali che, assieme al servizio di georeferenziazione, è un ottimo esempio di cosa si intenda – le cosiddette “ricadute” sul territorio – per trasferimento tecnologico dalla ricerca alla produzione. Processo che inizia sin dalla formazione degli studenti cui l’Istituto agrario offre dispense su web con interazione con i docenti e copertura wi fi gratuita nell’area scolastica. Una bella gara in cui la “campagna”, quanto a capacità industriale, oggi batte la “città”.