Regione, task force occupazionale: agricoltura, diminuiscono aziende

Pubblicato su Statoquotidiano.it (leggi articolo originale)

Bari – Esportazioni in crescita, turismo stabilmente oltre i 13milioni di presenze, un incremento del Pil più alto della media nazionale, indici di disoccupazione più contenuti. La Puglia tiene, nonostante le difficoltà. “Una regione più resistente di altre aree del Sud, in un quadro macroeconomico nazionale di pesante crisi”: è la sintesi offerta nella relazione della task force sull’occupazione attiva presso la presidenza della Giunta regionale. Il documento sull’andamento dell’economia e della produzione, con le ricadute occupazionali nel biennio 2011/2013, richiesto dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio, è stato trasmesso al presidente Onofrio Introna e da questi “girato” a tutti i gruppi consiliari.

Nella conferenza dei capigruppo convocata giovedì 25 luglio alle 12, oltre a programmare i lavori delle sedute consiliari sull’assestamento di bilancio, Introna definirà d’intesa con i presidenti la data di una riunione in Aula sul tema dell’occupazione. Proprio la relazione del comitato per il monitoraggio del sistema economico e delle aree di crisi sarà al centro della seduta monotematica, richiesta da più parti e dalle opposizioni. “È mio intendimento proporre di tenerla in chiusura della sessione di luglio o alla ripresa dei lavori consiliari, a settembre”, fa sapere il presidente.

In 14 pagine, la relazione registra una “più elevata capacità di resistenza” della Puglia, rispetto ad altre aree meridionali, nel quadro della grave crisi economica avvertita dall’ultimo trimestre del 2008 e ancor più dal 2012, dopo una parziale ripresa nel biennio 2010-2011. Non nasconde le criticità del sistema economico regionale, attraversato da processi “di dura ristrutturazione selettiva” di alcuni comparti manifatturieri ad alta intensità occupazionale, dal ricorso crescente agli ammortizzatori sociali per i lavoratori, dal “brusco e prolungato” rallentamento dell’edilizia e da “sacche persistenti” di disoccupazione e sottoccupazione, specie giovanile e femminile.

In questo contesto emergono però i “migliori andamenti del Pil, pari nel 2011 al +0,5% (+0,1% nel Sud e +0,4% in Italia) e stimato in -1,5% nel 2012, contro -2,6% nel Sud e -2,30% nel Paese. Il valore aggiunto dell’industria è cresciuto del 2,7% nel 2011 (+2,1% Sud, +1,2% Italia) e gli occupati nell’industria sono saliti nello stesso periodo dell’1,6%, a fronte di una flessione nel Sud (-2,1%) e nel Paese (-0,4%).

L’edilizia ha sofferto meno: la contrazione 2011 in Puglia si è fermata al -2,7%, mentre ha fatto registrare il -5,40/o nel Meridione e -3,5% nel resto dell’Italia.

Più contenuti anche gli indici di disoccupazione: -3,1% la flessione pugliese nel quinquennio 2007-2012, -5,1% nel Meridione.
Buone notizie dalle esportazioni, salite dai 6,9 miliardi del 2010 agli 8,1 del 2011, per attestarsi agli 8,7 del 2012, con un tasso medio annuo del 4,1%,a fronte del 2,3% del Sud e dell’1,3% nazionale. I flussi turistici, in progressione costante nel quinquennio, hanno superato nel 2011 la soglia dei 13,5 milioni di presenze, confermata sostanzialmente nel 2012 (13,2 milioni).

I migliori risultati 2011, secondo la task force regionale, sono stati resi possibili soprattutto dalla “storica diversificazione settoriale dell’economia pugliese, in cui l’agricoltura ha avuto un’incidenza del 4,9% sul valore aggiunto di tutti i settori produttivi, contro il 4,1% nel Sud e il 2,6% in Italia, mentre il valore aggiunto dell’industria ha toccato il 19,8%di quello totale, contro il 18,3% nel Sud e il 25,6% in Italia. L’insieme del terziario ha raggiunto in Puglia il 75,3%, nel Sud il 77,6% e in Italia il 71,8 del valore aggiunto complessivo.

La superficie agricola utilizzata, con 1,2 milioni di ettari, è la seconda d’Italia dopo quella siciliana, mentre la Puglia è in testa alle classifiche nazionali 2010 per numero di aziende agricole: 215mila. Sono diminuite dal 2000 del 18,l%, ma i dati del Mezzogiorno (-29,6% ) e italiani (-32,2%) sono molto più pesanti.
Segnali confortanti dall’industria dell’ospitalità; dal dinamismo di sistemi diffusi di piccole e medie aziende manifatturiere, quasi tutte a tecnologia avanzata; da un nucleo di grandi imprese export oriented (siderurgia, farmaceutica, auto, aerospazio, chimica e apparecchi elettrici), “facenti capo a 45 gruppi a capitale estero, dì cui quasi 30 multinazionali”; da una rete di distribuzione molto diffusa nei centri urbani, compreso il forte segmento di ipermercati. E sia la pubblica amministrazione che il sistema bancario assicurano comunque occupazione e redditi.

Uno scenario di tenuta complessiva, alla quale – fa rilevare il documento – hanno concorso le politiche di intervento della Regione, pur rallentate dai vincoli del patto di stabilità, che con un apporto “rilevante” di risorse, hanno contribuito a contenere gli impulsi fortemente depressivi del brusco rallentamento dell’economia nazionale.

Quanto ai progetti comunitari, a fine 2012, su 4,5 miliardi di finanziamenti pubblici la Regione ha effettuato pagamenti per 2,3 miliardi (51,1%), dal resto del Mezzogiorno (39%). La relazione si sofferma successivamente sui principali interventi della task force nelle singole aree e realtà di crisi.