Pubblicato da red. prov. “Alto Casertano-Matesino & d” (vedi l’originale)
Nei giorni scorsi e mesi a ridosso abbiamo assistito a qualche film televisivo con il solito immaginario accostamento dell’allevamento bufalino di Caserta alla camorra; poi come è scattata la primavera la coincidenza di una conferenza stampa della Procura che annunciava il sequestro di una azienda, rea di aver utilizzato in modo non conforme il vaccino RB51 che sarebbe stato utilizzato per “nascondere la presenza della brucellosi”; tutt’ora uno schieramento di decine di agenti della Forestale ha sottoposto sotto controllo altri 5 allevamenti, unificati dalla consulenza dello stesso veterinario, forse a base del sospetto. Incisivo è stato poi il programma di “Servizio Pubblico” di Santoro che, per la verità, non ha affatto criminalizzato gli allevatori e i piccoli caseifici, ha posto l’accento sull’ inquinamento delle falde ed ha concentrato l’attenzione su alcuni grandi caseifici che sono ancora oggetto di indagine da parte della Procura della Repubblica e della DDA.
In primo luogo è il caso di precisare che il vaccino RB51 è autorizzato legalmente dalla CEE, anche se va somministrato a capi giovani e non adulti, ma in ogni caso non ci risulta scientificamente che possa nascondere la presenza del germe brucella; in secondo luogo va ricordato che l’attività economica dell’allevamento bufalino è tutta concentrata sulla produzione del latte per la mozzarella; per fare il latte, come è ovvio, occorre ingravidare e far partorire la fattrice femmina della specie; il danno maggiore che provoca l’infezione di brucella è l’aborto, quindi niente latte e le bufale mangerebbero costando senza produrre latte. Domanda semplice: è credibile una camorra o un allevatore onesto che investe in bufale, nascondendo brucellosi, senza incassare un centesimo?
Le eccessive disattenzioni e facili criminalizzazioni non stanno solo da questo versante, che è stato oggetto di tanti interventi e lotte, ma dalla parte di una irresponsabile, generale, sottovalutazione dei gravi problemi delle campagne e dell’agricoltura oggi. Siamo giunti al punto che viene imposto un prezzo del latte alla stalla, al di sotto di quanto veniva pagato dieci anni addietro, in assenza di alcuna onesta contrattazione; una fattrice ingravidata, da un precedente valore che si aggirava poco al di sotto dei 4.000 €, costa quasi quanto se la stessa viene mandata al mattatoio, ovviamente contrabbandata per carne bovina; è evidente che nessuno intende investire in aumento della produzione lattiera nella zona DOC.
Ma la cosa più grave, assai grave, che è in atto nelle campagne del Basso Volturno una condizione di totale violenza e insicurezza delle semplici libertà di lavoro di allevatori e agricoltori. Scompaiono anche 5 trattori per notte,in attesa che venga chiesto il “pizzo” o “cavallo di ritorno”; vengono aggrediti e gli viene sottratto tutto il quantitativo di carburante necessario per azionare le macchine agricole e la pompa diesel per l’irrigazione, sottratta anche questa.
La situazione è insostenibile e si faccia subito qualcosa. Con Altragricoltura si è preparato un documento chiedendo l’intervento dell’Antitrust e un incontro con Prefettura e Questura per valutare quali misure possibili.
20 luglio 2013
Il presidente SIAAB e coord.reg.Altragricoltura
LINO MARTONE