Pubblicato su Sassiland (vedi articolo originale)
La regione Basilicata tra il 1956 e il 2010 (dati Ispra, 2013) ha perso tra i 285 kmq e i 1.500 kmq che sono stati sottratti ad attività agricole e ad ambiente e paesaggio agrario e pertanto destinati alla “cementificazione”, secondo il cosiddetto fenomeno del “consumo del suolo”. In media, la stima del consumo di suolo pro-capite da noi è intorno ai 300 mq/abitante. In sostanza per la nostra Regione è come se fossero stati “cancellati” i territori tra i cinque e i dieci piccoli comuni (al di sotto dei 2mila abitanti), un prezzo troppo alto. Per questo, tra le misure del “Fare Italia”, il provvedimento varato il 15 giugno dal Consiglio dei Ministri sul consumo del suolo a tutela dei terreni agricoli assume una rilevanza particolare. Un tema di stringente attualità sul quale, dopo la mancata approvazione del ddl del precedente Ministro Catania (Governo Monti), si sono moltiplicate le proposte di legge. E tra le iniziative di legge, c’è quella delle Regioni (“Norme in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo”) che in particolare prevede che sui terreni e fabbricati di aziende agricole in favore delle quali sono stati erogati aiuti di Stati o dell’Unione Europea, limitatamente a quelli oggetto di interventi di miglioramento fondiario o che sono stati acquistati con gli stessi contributi, sono vietati per almeno cinque anni, dall’ultima erogazione, usi diversi da quello agricolo.
Dunque, in attesa di una comparazione tra il ddl sintesi del lavoro del Coordinamento degli Assessori Regionali all’Agricoltura e quello del Ministro De Girolamo (oltre ad un terzo ddl che ha come primo firmatario l’on, Realacci) si deve affermare il principio di tutela della “superficie agricola”, ossia di tutti i terreni che, sulla base degli strumenti urbanistici in vigore, hanno destinazione agricola, indipendentemente dal loro utilizzo, e, contestualmente, definire quello di “consumo del suolo”, inteso come riduzione di superficie agricola per effetto di interventi di impermeabilizzazione, urbanizzazione ed edificazione non connessi all’attività agricola. Tutto questo da un lato per salvaguardare le zone agricole e dall’altro per ridefinire le regole sul “costruito”.
Sempre secondo i dati Ispra, dagli anni ’70 la Sau (superficie agricola utilizzata) e’ diminuita complessivamente nel nostro Paese del 28% sottraendo al territorio 5 milioni di ettari di superficie agricola: equivalente a Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna.
E’ evidente, pertanto, che a partire dal ddl del Ministro De Girolamo l’impegno degli Assessori all’Agricoltura e delle Regioni, in questo tema, risulterà determinante.