Fonte: IL SECOLO XIX (vedi articolo originale)
Le frane restano una ferita ancora aperta nel panorama delle Cinque Terre: a 18 mesi dall’alluvione dell’ottobre 2011 la situazione, in uno degli scorci più belli d’italia, non è ancora tornata alla normalità. L’emergenza è stata anche al centro di una ricerca condotta dall’Università di Firenze: «E’ risultato che oltre il novanta per cento dei fenomeni franosi sono avvenuti in terrazzamenti abbandonati. – spiega il professor Mauro Agnoletti – Solo il due per cento delle frane sono partite da terreni in buono stato di manutenzione. Logico concludere quindi che l’agricoltura è la migliore prevenzione al dissesto idrogeologico».
Risultati resi ancora più complessi dalla burocrazia: «Sono proprio i regolamenti a rendere più difficile il ripristino dei sentieri. – continua Agnoletti – Molto spesso i regolamenti dei parchi non favoriscono questo tipo di operazioni».
L’indagine è stata presentata durante il primo di una serie di cicli d’incontri dedicati alle «Terre incolte», promosso dall’Università di Genova e dedicato ai funzionari regionali e comunali perché la politica può intervenire non solo per ripristinare la situazione in terreni abbandonati ma anche per preservare le oasi verdi nel cuore della città. E’ il caso della valletta alle spalle dell’Albergo dei Poveri: «Era stato deciso di trasformare quei 25mila metri quadrati in area edificabile – spiega il professore Massimo Quaini dell’Università di Genova – Noi abbiamo supportato il comitato dei cittadini e siamo stati ascoltati anche dalla commissione Ambiente del Comune. Alla fine il vicesindaco Stefano Bernini ci ha assicurato che quell’area, dove sino all’Ottocento si coltivava frumento e oliveti, sarà dedicata a orti urbani e coltivazioni. La città ha bisogno del suo verde».