fonte: alimentazione.ecoseven.net (vedi articolo originale)
La Politica agricola comune è una delle politiche fondamentali dell’Unione Europea, che si come obiettivi principali la definizione degli incentivi e dei sussidi all’agricoltura, la tutela e la sicurezza dei prodotti alimentari e politiche di tutela e rispetto dell’ambiente rurale. Da ottobre 2011 si lavora per riformare il piano di azione comunitario in agricoltura: i diversi Stati dell’Unione Europea hanno sempre criticato la prima proposta di Pac, rendendo il cammino della riforma in agricoltura lungo e difficile.
Finalmente, lo scorso mercoledì il Parlamento europeo ha approvato il mandato negoziale che, per la prima volta, da pieni poteri legislativi, insieme agli Stati membri, per riformare la PAC (Politica Agricola Comune). Per garantire un approvvigionamento alimentare stabile e di alta qualità per i consumatori europei, migliorando anche la protezione dell’ambiente, la nuova politica agricola comune (PAC) deve rendere le misure “ecologiche” obbligatorie, ma introdurre anche la flessibilità necessaria per permettere agli agricoltori di affrontare le sfide dei mercati.
A spiegare la Pac, Politica Agricola Comune, in cifre, è il ministro delle Politiche agricole Mario Catania, che ha stilato un resoconto sull’esito del negoziato sulla riforma. Ecco il prospetto in sintesi in vista dell’avvio della fase di ‘trilogo’ del negoziato:
Pagamenti diretti per quasi 27 milioni di euro, esattamente 26,985 euro, con un valore medio di 380 euro ad ettaro (378) a fronte di un livello medio comunitario pari a 263,5 euro ad ettaro, con un abbassamento dell’aiuto per ettaro che sarà progressivo. In sede negoziale si è ottenuto un allungamento del periodo di convergenza da 4 a 6 anni.
Mentre la dotazione per lo sviluppo rurale, per il periodo 2014-2020, passerà da 8.985 milioni di euro a 10.429 milioni di euro. A queste risorse va aggiunta un’ulteriore dotazione Fesr destinata alle aree rurali delle Regioni dell’Obiettivo Convergenza pari a 500 milioni di euro, corrispondenti a circa 560 milioni di euro a prezzi correnti. In considerazione del fatto che i fondi dello sviluppo rurale attivano un cofinanziamento nazionale medio pari a circa il 50% le risorse complessivamente disponibili ammonterebbero a 21.792 milioni di euro.
Un resoconto puntuale che mette in risalto punto per punto alcune novità emerse dai lavori. Il capitolo ‘pagamenti diretti’ contempla la definizione di ‘agricoltore attivo’: ‘il testo della Presidenza – si legge – non fa più riferimento al valore dei pagamenti diretti inferiore al 5% dei proventi derivanti da attività non agricole, indicata dalla Commissione come soglia sotto la quale l’agricoltore non è definito attivo, con il nuovo testo il riferimento dell’agricoltore attivo afferisce all’attività minima agricola. Tuttavia è facoltà degli Stati membri attivare una lista di esclusione per determinati soggetti come ad esempio aziende ferroviarie, impianti idrici, società immobiliari, ecc. Inoltre anche per agricoltori le cui attività agricole costituiscono solo una parte insignificante delle loro attività economiche globali o la cui attività principale o l’oggetto sociale non sia l’esercizio di un’attività agricola’.
Tra gli altri punti nodali il cosiddetto ‘greening’, ossia la percentuale di terreno da destinare a verde. ‘L’impianto che è uscito – spiega il ministro nel documento – è di gran lunga migliore e più flessibile rispetto a quella impostazione molto rigida predisposta all’inizio dalla Commissione e basata esclusivamente sulle tre misure: diversificazione, pascolo e Aree di interesse ecologico’.
‘Nel negoziato si è riusciti a riequilibrare un approccio troppo ‘continentale’ e a garantire maggiore uniformità per l’applicazione del greening anche nella realtà agricola italiana e mediterranea in genere. E’ inserita la possibilità di considerare misure equivalenti quali le pratiche attuate a norma degli impegni agro ambientali dello Sviluppo Rurale o schemi di certificazione ambientale nazionali. Sono state previste esenzioni per l’applicazione del greening per le aree coltivate per almeno il 75% a riso o a foraggere. nella diversificazione colturale sono stati inseriti due livelli di soglia per la sua attuazione: tra 10 e 30 ettari 2 colture e sopra 30 ettari 3 colture. Per le aree di interesse ecologico (Efa) è stata inserita la soglia d’applicazione di 15 ettari e ridotta la percentuale di realizzazione al 5%