fonte: teatronaturale.it ( vedi originale )
La direttiva Ue 2009/128 imporrà a tutti gli agricoltori un nuovo approccio. Spariranno il 50% dei fitofarmaci oggi presenti sul mercato nel giro di due anni. Maggiore attenzione agli interventi agronomici e un’evoluzione verso attivatori ed agenti biologici di controllo di insetti e funghi
Con la direttiva comunitaria 2009/128, a partire dal 1 gennaio 2014, ci si dovrà confrontare con un nuovo approccio. Non si tratta solo di un aggiornamento al quaderno di campagna ma di un cambio di mentalità. Occorrerà intervenire in via preventiva molto più spesso, attraverso le buone pratiche agronomiche, e, quando possibile, sostituire i prodotti chimici di sintesi con prodotti più ecosostenibili, come molecole bioattive, estratti naturali ed esseri viventi.
Non è una novità.
Sul mercato esistono da molti anni prodotti simili, anche se con alterne fortune. Ricordiamo, solo a titolo di esempio: Bacillus Thuringensis, Trichoderma, Coniothyrium, Pseudomonas, Streptomyces. I prodotti si stanno moltiplicando, per fortuna, perchè si stima che con l’introduzione della direttiva Ue, e la conseguente revisione dei principi attivi chimici disponibili, il 50% dei fitofarmaci oggi utilizzati cesserà di essere distribuita nel volgere di soli due anni.
Ma siamo pronti ad affrontare questo salto culturale ed operativo?
Dal punto di vista scientifico la risposta che è venuta nel corso del convegno internazionale “Future IPM in Europe”, tenutosi a Riva del Garda nei giorni passati, è affermativa. Vi è infatti stata una grande evoluzione, a partire dalla metà degli anni 1990, degli agenti di biocontrollo, cono conoscenze scientifiche ed esperienze sempre più accurate.
Ma questi prodotti nuovi prodotti, che definire solo biopesticidi è riduttivo,sono pronti a lasciare la loro nicchia e svolgere un più grande ruolo nel sistema agricolo europeo? Quanto sono lontani dai livelli elevati di efficacia dei fitofarmaci tradizionali?
Il progetto di ricerca internazionale Pure ha fornito alcune risposte, non sempre rassicuranti.
E’ noto, per esempio, che già oggi molta della difesa in serra del pomodoro viene effettuata a mezzo di agenti di biocontrollo, specie insetti antagonisti. Vi sono biofabbriche molto attive capaci di consegnare anche grandi quantità di insetti antagonisti, senza alcun problema. Tuttavia il loro uso nelle serre di pomodoro è minacciata da un parassita emergente, la minatrice pomodoro, Tuta absoluta che richiede nuovi agenti di biocontrollo per evitare la necessità di un trattamento insetticida. La vespa parassitoide, Trichogramma achaeae, e un predatore, artynes Necremnus, sono in fase di sviluppo per questo scopo. In ambienti confinati, poveri di biodiversità, il rischio che emerga un nuovo patogeno più forte esisterà sempre e dovrà trovare la ricerca pronta con soluzioni innovative e sostenibili.
Allo scopo è partita la ricerca su vasta scala dei sistemi di difesa naturale da parte di esseri vegetali, microbi e funghi. Un estratto della pianta di Ajuga ha un forte potere repellente nei confronti delle larve di Plutella xylostella. L’acido caffeico e alcuni suoi derivati possono efficacemente contrastare le micotossine da Fusarium.
Alcuni estratti vegetali, come gli oli essenziali, sono noti da tempo per avere potenzialità per prevenire e curare le malattie umane non dissimili dai farmaci tradizionali.
Questi composti naturali, quindi, potrebbero avere anche un’efficacia come biocontrollori in campo e in post raccolta. Una ricerca dell’Università di Liegi ha selezionato 89 oli essenziali in base al loro costo e disponibilità ma anche sulla base delle conoscenze disponibili in letteratura. Poi, sono state selezionate 20 coppie pianta-patogeno, tra le più importanti, per diffusione e importanza economica, in Europa. Si è passato quindi alla valutazione dell’efficacia dei vari oli essenziali, alcuni dei quali hanno presentato un’elevata capacità di inibizione della crescita di alcuni patogeni fungini (Rhizoctonia solani, Pythium ultimum, Infestans Phytopthora, Colletotrichum lindemuthianum e Septoria tritici) con percentuali di inibizione fino al 70% a dosi variabili di intervento dai 500 ppm ai 1000 ppm.
Un risultato che mostra quanto siano ancora vaste le possibilità di ritrovare “nuovi” principi attivi per l’agricoltura di domani.
di R.T.