Da giorni è ormai noto alla cronache la notizia che la mafia ha distrutto il magazzino di lavorazione di prodotti ortofrutticoli di Maurizio Ciaculli, responsabile regionale siciliano di Altragricoltura.
‘E’ indubbio che il fatto di per sè presenta molte zone d’ombra’ sottolinea Tano Malannino, presidente nazionale di Altragricoltura.
L’opificio, infatti, pur essendo di proprietà di Ciaculli, era affidato a curatela fallimentare che lo aveva affittato a terze persone.
‘E’ evidente’ continua Malannino ‘che quando la mafia decide di colpire, lo fa, e se lo Stato resta silente a episodi di questo tipo, questi episodi non solo risultano impuniti in un territorio dove fenomeni di questo tipo rappresentano sempre più la quotidianità, ma non c’è un’azione forte che possa minimamente contrastarli. Ci chiediamo infatti come mai non si potenzia la Procura della Repubblica di Ragusa attribuendole strumenti e risorse idonee. Tutto questo ci porta a pensare che in seno allo Stato esistano cellule malsane per cui si ha interesse a lasciare in abbandono questo stato di cose. Questo territorio, grazie al lavoro dei contadini produce molta ricchezza che viene divisa oramai da anni, tra mafia, grande distribuzione organizzata e sciacallaggio sociale: si vuole continuare?
Una cosa è certa noi non ci fermiamo, il progetto che vedeva il magazzino e lo stesso Ciaculli simbolo di rinascita e rappresentavano una testimonianza viva e forte di questo territorio da cui partire per costruire un modello alternativo all’attuale commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli, viene solo ritardato. La legalità e la giustizia sociale nelle campagne e nella filiera agro-alimentare la spunteranno.’
L’episodio è di una gravità inaudita perché rappresenta non solo un tentativo di intimidire l’attività di Maurizio Ciaculli, conosciuto per il suo impegno dentro Altragricoltura contro il fenomeno delle aste giudiziarie e la contraffazione dei prodotti agroalimentari, ma vi è anche l’azione forte di inibire le lotte e le vertenze che l’organizzazione, insieme ad altri soggettie alle comunità, sta portando avanti, ormai da anni, in Sicilia.
Questo argomento rappresenterà uno dei focus principali dentro la marcia per il Riscatto delle comunità rurali che Altragricoltura intraprenderà a breve sul territorio nazionale.
Prevista, inoltre, a giorni, una conferenza stampa di Altragricoltura dove verranno annunciate le prossime azioni fornendo dati e documenti utili all’inchiesta per fare meglio luce sulle connivenze colletti bianchi–mafia.
la spezia 29/08/15
Certamente ineccepibile l’analisi del prof. Rodotà! Come tutte quelle che ci ha già offerto alla lettura e alla ponderazione.
Peccato che non ci offra anche una ineccepibile proposta risolutiva!
Peccato che anche “Coalizione Sociale” pare soffrire della stessa malattia della “tardiva” sinistra PD: l’annuncio è già vecchio di alcuni mesi e ancora nulla si sa di tattica e strategia.
Ma si sa con assoluta certezza che il tempo scorre a favore di Renzi che, con qualche riforma portata cmq in porto e venduta a peso d’oro fino, anche se farlocco, con la solita sagacia comunicativa e con gli aiuti del collateralismo beneficiato, sposterà consensi alla causa governativa.
E purtroppo “resistere” non basta, purtroppo resistere serve solo a ritardare la sconfitta! Ce l’ha insegnato proprio la Resistenza che per arrivare alla Liberazione ha sferrato mille e mille attacchi.
Ora Coalizione Sociale è il giusto inizio a cui bisogna con urgenza far seguire un progetto operativo che ricalchi quello di Podemos (come vado diramando nel deserto ben prima di Podemos), e cioè: professori e non politici come guide; non solo Sinistra, ma tutta la Società Civile sofferente; non sinistra contro destra, ma sotto contro sopra, Società Civile contro casta!
E poi andare oltre poichè noi abbiamo ANCORA la Costituzione che ci consente di non traguardare le elezioni, competizione quanto mai pericolosa, fatta di labili promesse e incerti programmi da campagna elettorale, alla quale la Cittadinanza ha ampiamente dimostrato di non voler più credere e che potrebbe amalgamare tutti i competitori in un giudizio assai negativo al proprio esame povero e superficiale: “Sono tutti uguali!”.
Non traguardare le elezioni, ma la Sovranità Popolare REALIZZATA, non solo enunciata, per imporre al Parlamento, suddito e delegato, un’agenda non di fumose promesse, ma di concreti progetti di legge secondo l’art. 71, con dentro tutto il rigore morale e culturale dei Costituenti, bollinato dai proff. Rodotà, Saraceno, Settis, Zagrebelsky, Carlin Petrini, Caselli, Gratteri e altri dello stesso spessore.
Purtroppo decenni di sontuose analisi e uno sterminato numero e tipologia di manifestazioni non hanno fermato degrado e declino: pare proprio tempo di brandire la Costituzione per riportare la Repubblica lungo la rotta tracciata dai Costituenti!
E bisogna fare presto!
Paolo Barbieri.