Pubblicato su Brescia oggi (leggi articolo originale)
L’Italia non può immaginare il proprio futuro senza un’agricoltura imprenditoriale forte, che produce reddito e lavoro. Questo il messaggio lanciato ieri da Francesco Martinoni, presidente dell’Unione Provinciale Agricoltori di Brescia, ai soci riuniti come ogni anno alla Camera di Commercio per l’assemblea generale. Un appuntamento che per l’organizzazione rappresenta da sempre un momento di confronto sulle problematiche del comparto e sulle strategie da adottare per l’immediato futuro. Ampia come sempre la rappresentanza istituzionale in platea, anche se improvvisi impegni hanno trattenuto a Roma l’ospite di riguardo più atteso: il neo ministro alle politiche agricole Maurizio Martina.
«L’AGRICOLTURA e l’agroalimentare rappresentano elementi fondamentali per lo sviluppo futuro del Paese – ha tuttavia assicurato l’esponente politico in un breve videomessaggio inviato all’assemblea -. Ci sono tutte le condizioni per fare un grande lavoro di squadra e l’Expo rappresenterà un primo fondamentale banco di prova: le sfide sono tante, e da parte mia assicuro la disponibilità a un confronto quotidiano con tutti voi». Parole apparse quasi come una replica all’appello di Martinoni, che poco prima aveva chiesto al nuovo Governo un appoggio più deciso alle necessità del mondo agricolo. «Il coraggio e l’entusiasmo da parte nostra non mancano, ma adesso abbiamo bisogno di tornare a credere nella politica», ha detto il presidente. E al ministro ha idealmente risposto l’assessore regionale all’agricoltura, Gianni Fava. «Mi fa piacere che al Ministero ci sia finalmente un lombardo – ha detto-. Sarà più facile ricordargli che la prima agricoltura d’Italia non può sempre essere l’ultima quando si tratta di distribuzione delle risorse». Dalle relazioni è emersa nettamente una richiesta di maggiore attenzione per un settore che, pur reggendo meglio di altri agli urti della crisi, non ha potuto evitare di pagare un caro prezzo alla congiuntura negativa: basti pensare che nel solo 2013 Brescia ha perso ben 284 aziende agricole, in alcuni casi confluite in realtà di più ampie dimensioni. Tanti i settori usciti con le ossa rotte dall’ultima annata, soprattutto gli allevamenti da carne bovina, il cui patrimonio si è ridotto di un migliaio di capi. Per il latte invece, principale business delle campagne bresciane con un fatturato all’origine di 516 milioni di euro, le prospettive sembrano positive grazie a un alleato insospettabile come la Cina, che l’anno scorso ha importato oltre due milioni di tonnellate di prodotti caseari (tra cui il latte Uht bresciano) con un aumento del 71 per cento sul 2012: quanto basta per scongiurare i rischi di sovrapproduzione (e di conseguente crollo del prezzo) legati alla fine del regime delle quote latte prevista per il 2015. Ma il passaggio lascia aperta l’incognita sulla questione delle multe.
«NONOSTANTE gli ammonimenti dell’Europa e della Corte dei Conti, il problema multe resta irrisolto per mancanza di volontà politica – ha detto Martinoni-. In ogni caso, noi su questa vicenda continueremo sempre a chiedere il rispetto della legalità». Non è mancato un passaggio sugli Ogm, cavallo di battaglia dell’Unione: «Li mangiamo già da anni senza alcun danno – ha detto Martinoni -. Continuare a bloccare la sperimentazione è soltanto miope e dannoso».