Pubblicato su gazzettadireggio (leggi articolo originale)
Nove mesi neri per l’economia reggiana stando ai dati della Camera di Commercio che segnala come a fine settembre il saldo tra le imprese nate e quelle che hanno cessato l’attività sia negativo per 415 unità. Un saldo che diviene tragico nel settore agricolo in cui le aziende che hanno cessato la propria attività sono state ben 548. Il dato che emerge dall’analisi del Registro imprese indica al 30 settembre 2.967 iscrizioni a fronte di 3.382 cessazioni, con un calo che riguarda un po’ tutti i settori, eccezion fatta per comunicazione, istruzione e attività professionali e finanziarie. Ma il dato che emerge con maggior nettezza nei primi nove mesi del 2013 è proprio la forte diminuzione delle aziende agricole con un calo di 399 aziende. Infatti a fronte di 149 nuove iscrizioni le cessazioni sono state 548.
Una situazione che a detta del presidente provinciale di Confagricoltura, Lorenzo Melioli, è la conferma di «un settore in profonda crisi. I numeri nascondono posti di lavoro che si perdono e aziende che chiudendo smettono di arricchire il territorio e promuovere il sistema agroalimentare». A parere di Confagricoltura le ragioni di questa fuga dall’ agricoltura non sono dovute alle scelte degli imprenditori che invece hanno deciso comunque di innovare e investire, quanto a quelle della politiche che vanno invece nella direzione opposta. «Troppa la burocrazia che opprime il sistema imprenditoriale, la tassazione è a livelli record e non più sostenibili, le spese che continuano a crescere in modo esponenziale e le nuove tasse rendono troppo fragile il sistema agricolo, mettono a rischio non solo l’agricoltura ma tutto l’indotto economico», conclude Melioli.
Un’analisi condivisa in gran parte dal presidente della Cia Ivan Bertolini per il quale però la situazione può essere letta anche in modo diverso. «La realtà – dice – è che sulle circa 6.800 aziende agricole iscritte alla Camera di commercio un poco meno della metà sono iscritte anche all’Inps, che sono le cosiddette aziende marginali. Aziende che non reggono il carico di obblighi fiscali e burocratici e la partita iva. Per questo la mia previsione è che tutti i prossimi anni perderemo una quantità simile di aziende agricole».
Ivan Bertolini per spiegare quali sono le aziende marginali, cita l’esempio del coltivatore diretto pensionato con tre ettari di terra che è alle prese con costi e adempimenti burocratici troppo alti e che finisce per cedere in affitto il proprio terreno. «In questo modo – conclude il presidente della Cia – si rafforza la presenza di giovani imprese ed è un fenomeno che non mi scandalizza perché finisce per favorire la formazione di aziende di maggiori dimensioni e l’aggregazione». Tra i settori in forte difficoltà nei primi nove mesi del 2013 anche il commercio che ha fatto registrare 490 iscrizioni a fronte di 668 cessazioni, mentre il settore più dinamico è quello delle costruzioni dove le iscrizioni sono state 684 iscrizioni e 937 cessazioni di attività. (r.f.)