Contro Mimmo Lucano è accanimento e/o incapacità.

dal blog su Vociperlaterra, “Braccia sottratte all’agricoltura”
di Gianni Fabbris

CONTRO MIMMO LUCANO E’ ACCANIMENTO E/O INCAPACITÀ DI CUI ANDRANNO CHIAMATI A RISPONDERE I RESPONSABILI

Qualche anno fa il pubblico ministero di Matera chiese il mio arresto, ottenne che fossi messo agli obblighi di dimora e mi portò a processo insieme a quattordici contadini con cui ero impegnato a difendere una famiglia contadina del territorio dalla vendita all’asta della terra che lavorava.

Il pubblico ministero di Matera mi accusò di “rapina aggravata, estorsione aggravata” (nei confronti del vicino di terra che aveva comprato per 4 soldi il frutto del lavoro di una vita di altri agricoltori) e una serie di altri gravissimi reati per cui avrei potuto scontare una pena di decine di anni di carcere. La sua tesi era chiara: “Fabbris non agisce in nome di una iniziativa sindacale come tutti pensano o di principi ispirati all’interesse pubblico ma lo fa per interessi privati, usa la sua azione evidentemente per estorcere denaro e rapinare chi ha legittimamente comprato i beni”.

Ieri, il pubblico ministero ha chiesto una condanna a 7 anni e 11 mesi per Mimmo Lucano, accusandolo (coerentemente con quanto ha sostenuto fin qui) che in realtà a Riace, nella sua iniziativa da sindaco, non agiva nell’interesse collettivo e pubblico ma in ragione degli interessi privati a “farsi pubblicità e a capitalizzare vantaggi elettorali e politici”.

Come non vedere una tesi ideologica? Al di la del tentativo maldestro con cui viene messa in campo l’accusa, come si fa a non vedere che questa lettura tradisce il preconcetto (o forse il postconcetto e il suo uso strumentale di cavalcare una supposta onda di pubblica in ragione di calcoli speculativi) che l’ “impegno civile per l’integrazione e l’accoglienza sia reato?” (la stessa tesi che una parte reazionaria della politica usa per dipingere le ONG che salvano a mare i migranti dall’annegamento come “affaristi”) …..

Coraggio Mimmo e tutti noi . Io e gli altri 14 fummo assolti (dimostrammo chiaramente le ragioni sociali e sindacali che muovevano correttamente la nostra iniziativa mentre la società lucana si schierava senza alcun dubbio dalla parte della ragione).

La procuratrice della repubblica di Matera è stata trasferita dal CSM al termine di un provvedimento “disciplinare” (in cui questa vicenda pesò fortemente) per incapacità al comando e inadeguatezza ambientale. Il tribunale di Matera alla fine del processo sentenziò che “il fatto non costituisce reato”, rendendo palese quello che era apparso chiaro a tutti tranne che a quel pubblico ministero: fare sindacato è un diritto oltre che un dovere e se per perseguire quel diritto devi usare la lotta e l’impegno civile è nella natura dell’azione sindacale; soprattutto se interpreti il sindacato per il valore civile che dovrebbe avere.

Non è forse un dovere nei confronti dei cittadini italiani che amministri e dei cittadini migranti scampati dalla morte e comunque ospitati dal nostro paese garantire condizioni di vita e integrazioni degne? Di più: non è un diritto collettivo quello di avere amministratori che si impegnano seriamente nell’attuare il mandato fondandolo sulla convivenza nelle comunità e la democrazia?

Io non ho dubbi: sarà così anche nel caso di Mimmo, il tribunale non potrà che riconoscere le ragioni dell’impegno sociale. Teniamo alta la guardia, andiamo avanti … e prepariamoci a chiedere conto del come sia possibile che si producano aggressioni cosi palesi nei confronti dell’impegno civile. Ed a chiedere conto delle responsabilità.