“In India, in questo momento, va in scena la più grande mobilitazione contadina al mondo. Un movimento forte, maturo, consapevole ha saputo costruirsi superando la frammentazione delle tante esperienze ed oggi esprime la più grande novità politica e sociale del nostro tempo.
Centinaia di sigle e di esperienze si sono riunite parlando la stessa lingua in nome di un processo condiviso che mostra quanto la “questione contadina e del lavoro della terra” sia oggi la vera frontiera della modernità (se saprà coniugare le istanze di difesa dell’ambiente, della giustizia sociale e della Riforma agraria) con buona pace di chi, usando il potere della propaganda e dell’ideologia, cerca di svendere le terre e le vite ad un pugno di speculatori internazionali.”
Partendo da questa riflessione, con una lettera firmata da alcuni dei promotori della Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare, è stata convocata l’Assemblea di quanti hanno sottoscritto l’appello che ha portato a mettere in campo la Petizione “Per l’agroalimentare dei diritti”.
A tema della prossima assemblea (sabato 13 febbraio ore 18/21) che si terrà via piattaforma web, le modalità di avvio dell’Alleanza con le decisioni sulla prima agenda (a partire dalla gestione della campagna di raccolta delle firme per la Petizione) e sulla modalità di lavoro della prima fase del progetto.
Due le riunioni preparatorie (convocate con invito a tutti coloro che hanno già dato l’adesione – per aderire e chiedere info scrivete a info@sovranitalimentare.it) per definire la proposta all’Assemblea. La prima si è tenuta sabato scorso 6 febbraio e la seconda si tiene l’11 febbraio.
Questa la proposta sintetica in discussione per avviare le attività:
Abbiamo bisogno di uno spazio aperto e organizzato, plurale e partecipato.
Uno spazio che sia insieme Rete e Forum. Rete promossa dalle Associazioni, esperienze, imprese, sindacati, movimenti soggetti che la promuovono e ci investono e Forum di partecipazione aperto che sappia sviluppare il protagonismo dei giovani e dei tanti cittadini che si orientano semre di più verso modelli sociali positivi.
Uno spazio largo e quindi non testimoniale e minoritario che vive del “fare”.
Uno spazio largo, aperto a tutti ma dove non tutti possono entrare. Uno spazio in cui dovremo curare l’autonomia del progetto e preservarlo dalle incursioni di quei poteri finanziari, economici e politici che fanno, al contrario, della tutela delle lobbies speculative e finanziarie la loro ragione di essere.
Il progetto della Sovranità Alimentare è, in tutto il mondo, alternativo al neoliberismo e, dunque, non ammette la partecipazione di quanti, al contrario, vi si riconoscono.
Mi riferisco a esperienze sindacali ed economiche come quelle del sistema Coldiretti (o riferite a quel modello) che in Italia perseguono chiaramente e sempre più pericolosamente gli interessi della speculazione industriale e finanziaria.
Il Campo dell’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare dovrà contraddistinguersi chiaramente come l’alternativa all’intreccio politico,economico,clientelare,mafioso che pretende di controllare l’agroalimentare italiano gestendo la grande mole di finanziamenti pubblici a tutela degli interessi speculativi.
Al contrario, l’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare, sarà un grande spazio riconosciuto per la capacità di declinare con la trasparenza, la democrazia e la giustizia il progetto nuovo.
La proposta organizzativa
La costruzione dell’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare è un processo aperto e deve, conseguentemente, saper adattare la propria natura in funzione delle diverse fasi del suo sviluppo.
Per avviare il processo il modello operativo che possiamo immaginare può fondarsi intorno a tre istanze:
– una assemblea periodica aperta a tutti coloro che avranno espresso l’adesione via mail
– un coordinamento che possa favorire lo sviluppo delle attività
– un sito web (con una piattaforma social collegata) dove raccogliere i materiali e da cui promuovere la comunicazione interna a partire da una NewsLetter
Il coordinamento dell’Alleanza potrebbe costituirsi con la partecipazione di persone che siano espressione dei diversi piani di lavoro, dei progetti comuni su cui decidiamo di lavorare e degli strumenti operativi di cui ci dotiamo.
Secondo questo schema il coordinamento potrebbe comporsi di persone in rappresentanza di:
– associazioni di produttori, associazioni di lavoratori dell’agroalimentare, associazioni di difesa dei diritti dei cittadini, movimenti/reti di comunità
a questo gruppo si potrebbero aggiungere i “laboratori comuni” su cui si può sviluppare (e in parte si sta già sviluppando) il lavoro di rete; es:
– Rete dei Pescatori Artigianali, Rete per il Foro Sociale Mediterraneo, Rete del Forum in Difesa del Grano, Rete dei cuochi e delle cuoche, Rete PerlaTerra, ecc…..
inoltre potrebbe essere importante assicurarci nel coordinamento le espressioni degli strumenti operativi con cui potremmo sostenere il percorso; es:
– iafue perlaterra, Associazione per la Sovranità Alimentare (che sta costituendo il Centro di Documentazione e la Casa Editrice)