editoriale del 12.1.21 di Dario Dongo*
Di Ogm l’opinione pubblica fa fatica a prendere contezza. E’ un tema piuttosto delicato perché in discussione è la biodiversità. E’ passata sottotraccia l’approvazione di quattro progetti di decreti legislativi. La Commissione agricoltura del Senato li ha approvati in prima battuta a dicembre a chiusura d’anno all’unanimità.
Ed è una cosa che realmente ha sorpreso tutto il movimento ambientalista perché questi testi con l’occasione che era stata fornita con la legge delega a proposito dell’aggiornamento delle procedure per la garanzia della salute delle piante e quindi in conformità del nuovo regolamento 625 del 2017 sui controlli è invece valso come pretesto per introdurre una serie di regole ulteriori che possono avere un impatto molto importante sull’ambiente e sulla superficie agricola utilizzata.
Si parla di Ogm ma soprattutto si parla di nuovi Ogm, o meglio New breeding tecniques. E se ne parla introducendo la possibilità di utilizzo e anche impiego commerciale, e in futuro di coltivazione, proprio in un paese che da sempre ha espresso la sua opposizione. Non solo, questi quattro decreti introducono una drastica restrizione alla possibilità di scambio delle sementi. Addirittura di fatto si fa divieto di riutilizzo da parte delle aziende agricole da parte delle loro stesse sementi. Una vera minaccia per l’agricoltura biologica e per la biodiversità. Nonché per i diritti sulle risorse fitogenetiche, a cui l’Italia ha aderito attraverso un trattato. Il tutto viene svuotato di significato con il divieto di reimpiego dei semi, anche nell’ambito informate.
Ci siamo mossi come Egalitè insieme con tutte le altre associazioni e abbiamo coinvolto anche le altre grandi associazioni ambientaliste.
La risposta della Commissione agricoltura al Senato è stata disarmante perché ha deliberato all’unanimità l’approvazione dei decreti nei quali, va detto, si introduce un nuovo regime che anticipa la prevista e prevedibile evoluzione del diritto europeo sui nuovi ogm. L’autorità europea per la Sicurezza alimentare, tra l’altro, nei mesi scorsi si era pronunciata con una valutazione breve che è difficile definire scientifica, piuttosto una opinione che tiene conto di una parte della bibliografia scientifica. Afferma che tra i diversi tipi delle procedure innovative alla genetica delle piante un paio di queste sarebbero in qualche modo non più rischiose delle tecniche agronomiche classiche. Questo ci lascia un po’ perplessi perché vi è una opinione solida soprattutto tra i pionieri della genetica secondo la qualche queste nuove procedure equivalgono agli Ogm tradizionali soprattutto per la loro interazione con l’ambiente circostante.
Non sono un tecnico ma evinco da questo non-dibattito politico che purtroppo chi rappresenta i cittadini italiani e gli operatori del settore non ne riporta il sentire. E questo basta guardare i sondaggi dove nel 2019 l’attenzione sulle etichette Ogm o “Olio di palma” è sempre molto alta. Nelle due indagini eseguite mostrano come in cima alla paure ci sia proprio la modifica genetica.
Quanto deciso in Comagri apre il campo di fatto agli Ogm e stringe le possibilità dello scambio delle sementi. Vedremo cosa accadrà e speriamo che non ci siano eterodirezioni, a cominciare dal lavoro dietro le quinte di Coldiretti. E’ chiaro che il mondo ambientalista deve fare molta attenzione. C’è un effetto sinergico complessivo che va valutato con altri temi come i pesticidi e le scorie nucleari. Il mondo ambientalista deve rimettersi in cammino anche perché le forze politiche presenti in Parlamento non sono in grado di rappresentare questi interessi.
^Dario Dongo è il Presidente di Egalitè, giornalista, avvocato, esperto di diritto agroalimentare