Nel mentre le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2026 anno internazionale dei Pascoli e dei Pastori, sottolineando con questo la grande importanza che la pastorizia e le comunità pastorali hanno in tutto il mondo, la vita per gli allevatori non è certo facile.
La produzione pastorale interessa circa il 25% delle terre emerse. La World Initiative on Sustainable Pastoralism offre una stima di circa 200 milioni di pastori nel mondo.
Eppure nonostante alla pastorizia venga riconosciuto un ruolo primario soprattutto nella tutela e valorizzazione dei territori e della biodiversità, oltre al ruolo cardine di depositaria di antiche tradizioni, usanze e conoscenze, il numero degli addetti, soprattutto in area alpina, ha subito una forte contrazione sia per numero di capi allevati che per aziende zootecniche presenti.
Tra le problematiche che maggiormente spingono a incrinare un sistema di per sè precario è la propensione sempre più diffusa di far soldi giocando, illecitamente, con il “traffico di titoli” e concessioni di pascoli, pratiche sempre più perpetrate anche attraverso intimidazioni e condotte criminali, meglio conosciute come la “Mafia dei Pascoli”.
A parlarcene in studio Giannandrea Mencini, non nuovo ai microfoni di radio Iafue, autore di un bellissimo e interessante libro intitolalto “Pascoli di carta”; un testo che affronta il problema dialogando, con diversi attori dell’ambiente agricolo montano che sono incorsi nel problema e ne sono stati vittima. Dalla lettura del testo ma anche dalla chiacchierata emerge prepotentempente come Unione Europea, leggi inutili e mancanza di regolamenti, faciliti determinate macchinazioni.
A parlarne, evidenziando forti ritardi istituzionali è anche Nunzio Marcelli, pastore abruzzese.
Dalla discussione è emerso prepotente come in nelle ampie maglie lasciate da una legislazione carente, si determini la presenza dei classici “furbetti” che si accaparrano pascoli senza poi pascolarli nella realtà; quei pascoli che da pascoli di erba si trasformano come dice Mencini, in ‘pascoli di carta’.
Sistemi che interessano tutti i pastori italiani com’anche Mauro Piergentili, pastore umbro. Anche lui sottolinea la difficoltà a trovare pascoli utili per il suo gregge fatto di un centinaio di capi e di come quei pochi pascoli rimasti liberi siano soggetti al sistema delle aste con prezzi esorbitanti per potervi accedere e. così, spesso si genera la guerra tra poveri col pericolo di essere denunciati, dice Mauro e incorrere in un illecito solo perchè per poter pascolare si rischia di sforare nel campo di un altro allevatore.
Problemi questi che si aggiungono ad altri, come l’aumento considerevole del costo dell’energia, aumentato del 120% per i produttori, quello del gasolio agricolo soggetto a un aumento del 50% e, infine quello dei concimi pari al 140%. A questi vanno aggiunti i rincari delle sementi e dei mangimi dell’ultimo semestre, antecedenti al conflitto in corso e più legati ai cambiamenti climatici (ISMEA) che dopo oltre 100 giorni di siccità stanno minacciando 1/3 della produzione agricola nel Centro e Nord Italia. Ecco che la guerra in Ucraina rischia, quindi, di esacerbare una “guerra tra poveri” per produttori e consumatori, amplificando le già drammatiche conseguenze della “guerra energetica” sulle famiglie italiane. Le imprese agricole per sopravvivere, infatti, dovrebbero scaricare gli aumenti dei costi produttivi sul prezzo finale.
L’unica via possibile quindi è quella di non abbandonare i piccoli imprenditori agricoli e accelerare la trasformazione del sistema, dai piccoli ai grandi produttori, verso un consumo e una produzione improntati sull’ecologia integrale, ovvero sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale così come affrontare con determinazione e convinzione il problema legato alle frodi dei pascoli affinchè chi come Mauro, Nunzio e tutti coloro che hanno passione e vogliono continuare a produrre buon latte e un prodotto sano e genuino possano contiare a farlo con meno ostacoli.
In fondo è indubbio che non si può essere solo innamorati senza guadagno!
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