per lo spazio dell’Editoriale del 16 giugno 2021, proponiamo
la traduzione di un documento prodotto da diverse organizzazioni
di agricoltori del Coordinamento di Via Campesina Europa,
posto a base della Mobilitazione in Portogallo del 14 giugno 2021
fatto proprio da Altragricoltura e tradotto dal Collettivo Babel
L’agricoltura familiare e i piccoli e medi agricoltori dell’Unione Europea si trovano in una situazione senza precedenti. Sono questi agricoltori (la stragrande maggioranza fra gli agricoltori di tutta l’UE) che con il loro lavoro creano ricchezza, nutrono la popolazione con cibo sano, conservano i semi e mantengono metodi di produzione tradizionali garantendo la popolazione delle aree rurali.
L’agricoltura familiare continua a svolgere un ruolo chiave nella salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità, in difesa del benessere animale ed è in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico.
Oggi il riconoscimento del ruolo dell’agricoltura familiare e dei piccoli e medi agricoltori è indiscutibile fino ad essere stato sottolineato dall’adozione della Dichiarazione sui diritti dei contadini e delle Altre persone che lavorano nelle aree rurali dalle stesse Nazioni Unite nel 2018.
La Politica Agricola Comune (PAC) non può più ignorare gli agricoltori familiari. Una nuova PAC deve riconoscerne l’importanza e promuovere tutti i meccanismi per il loro sviluppo, insieme alla difesa della sovranità alimentare tra paesi e regioni.
Invece, assistiamo ad un sostegno incondizionato all’agrobusiness competitivo in una visione totalmente orientata alla produzione agricola industrializzata intensiva, insostenibile e controllata da grandi gruppi economici e dai fondi di investimento.
Visione che disciplina l’intera attuazione della PAC e che ha portato alla scomparsa di milioni di piccole e medie aziende agricole (solo tra il 2013 e il 2016, nell’UE sono scomparse 2 milioni di aziende agricole familiari).
E’ cosi che aumenta la concentrazione della proprietà agricola. Attualmente, il 52% dei terreni agricoli nell’UE è controllato da appena il 3% dei produttori e le 5 maggiori industrie agroalimentari controllano il 52% del intero mercato. Gli unici vincitori sono gli azionisti proprietari di queste società.
La caratteristica principale di questa PAC, funzionale agli accordi dell’OMC e ai trattati di “libero scambio”, è l’eliminazione dei piccoli e medi agricoltori e dell’agricoltura familiare, così come la concentrazione delle risorse territoriali e produttive, con inaccettabili costi ambientali e sociali. La riforma della PAC così com’è non riuscirà a cambiare il corso di questo declino.
Ecco perché l’organizzazione di agricoltori CNA, dal Portogallo, con il sostegno dell’European Coordinamento di Via Campesina (ECVC) e con la partecipazione delle organizzazioni aderenti a ECVC COAG, SLG, EHNE Bizkaia e SOC-SAT dalla Spagna e La Confédération Paysanne dalla Francia, si stanno mobilitando contro la PAC in una manifestazione a Lisbona alle porte dell’UE Presidenza il 14 giugno.: per difendere l’agricoltura sociale e sostenibile e un modello basato su piccoli e medi agricoltori e sull’agricoltura familiare, per una produzione ambientalmente compatibile che garantisca cibo sano.
No all’attuale PAC: difendiamo una PAC più equa basata sulla solidarietà
In particolare, chiediamo:
- 1. L’aumento del reddito degli agricoltori
Per l’agricoltura familiare e per i piccoli e medi agricoltori, essere pagati con un prezzo giusto e poter vendere i propri prodotti sono condizioni essenziali per guadagnarsi da vivere dignitosamente e per ricevere un reddito equo dal proprio lavoro. Affinché esistano prezzi di produzione equi e affinché gli agricoltori siano in grado di vendere i propri prodotti, la PAC deve riprendere le misure di controllo del mercato, consentendo una migliore distribuzione del valore generato lungo la filiera (gli agricoltori oggi ricevono un piccolissima parte di tutto il valore generato). - La proposta di riforma della PAC ignora questo problema e opta per spingere ancora di più verso un mercato fortemente liberalizzato, facendo affidamento sulla presunta autoregolamentazione che mai ha funzionato e non funzionerà mai.
- Oltre a prezzi equi, abbiamo bisogno di sussidi meglio distribuiti, che siano pagati a chi effettivamente produce. Attualmente, il 20% dei beneficiari della PAC rappresenta ancora oltre l’80% di tutti gli aiuti diretti. Questo richiede:
• L’Applicazione obbligatoria della riduzione dei pagamenti da 60.000 in su e un limite di 100.000 €.
• L’Applicazione obbligatoria della redistribuzione dei pagamenti, con l’attribuzione di una percentuale dei pagamenti diretti, per contrastare in modo significativo l’attuale concentrazione degli aiuti.
• L’Applicazione obbligatoria del regime della piccola agricoltura
• La definizione di agricoltore attivo deve essere collegata effettivamente alla produzione e non può essere limitata solo a un elenco di funzioni negativo e non obbligatorio.
- 2.Sostegno a una produzione agricola rispettosa dell’ambiente
Un’efficace protezione dell’ambiente e una produzione alimentare sostenibile possono e devono essere ottenute valorizzando le pratiche agricole familiari. Oggi assistiamo ad un vero tentativo di greenwashing della PAC. Alla fine, sulla carta, può sembrare tutto a posto, ma in realtà quello che accadrà è che i cambiamenti prodotti dalle norme ambientali continueranno a favorire le stesse persone di sempre, sostenendo pratiche e modalità di produzione non realmente sostenibili.
Difendiamo la ricollocazione della produzione, commercializzazione e consumo, puntando su circuiti di vendite all’aperto e sulla promozione dei mercati locali. Difendiamo il riconoscimento dei metodi di produzione tradizionale, la biodiversità e il diritto degli agricoltori a scambiare i propri semi. Difendiamo la produzione zootecnica che rispetti il benessere animale. Difendiamo l’aèèlicazione di metodi di produzione rispettosi dell’ambiente fondati sullo sviluppo dell’agroecologia e su sistemi di certificazione alternativi.
È fondamentale applicare gli stessi requisiti imposti all’agricoltura europea anche ai prodotti agricoli importati da paesi terzi, soprattutto in termini di norme sanitarie e ambientali; altrimenti, non sarà davvero possibile garantire
alimenti sani e sicuri per tutti i consumatori europei.
3. Applicazione della Condizionalità Sociale
Come è diventato chiaro in questa ultima crisi sanitaria, sia i piccoli che i medi produttori e i lavoratori rurali (per lo più migranti) sono fondamentali per garantire la sicurezza alimentare della popolazione; eppure molti vivono e lavorano in condizioni degradanti determinate dal dumping sociale imposto dal modello agroalimentare.
È inconcepibile accettare le violazioni dei diritti del lavoro, sociali e di sfruttamento nelle aziende, sia in quelle agricole o no. La PAC deve dare l’esempio, ecco perché la condizionalità sociale deve essere applicata immediatamente ai sussidi, per garantire che i beneficiari si conformino con le normative sul lavoro vigente e, in caso di gravi infrazioni, perdano il diritto a ricevere gli aiuti. Non possiamo accettare misure soft che non colleghino i sussidi della PAC al rispetto diritti dei lavoratori.
La PAC ha bisogno di una vera riforma. Gli agricoltori familiari e le loro organizzazioni hanno combattuto per un una PAC più equa e solidale per molto tempo, e continueranno a combattere fino a quando non sarà realizzata una politica agricola che promuova un vero sviluppo rurale delle aree e garantisca alla popolazione l’approvvigionamento di alimenti di qualità prodotti localmente dalle famiglie contadine.
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