editoriale del 30.4.21 di Roberto Braibanti*
Il governo ha pure cambiato il nome del Ministero dell’Ambiente in Ministero della Transizione ecologica, ci sarà stato un motivo abbiamo pensato tutti un mesetto fa.
Invece no: le pagine dedicate nel #PNNR del governo alla “rivoluzione verde” sono soltanto 3 e mezzo (dalla 126 alla 129), lo 0,1%.
All’inizio del paragrafo dedicato alla questione vengono così descritti gli obiettivi generali:
– Rendere il sistema italiano sostenibile nel lungo termine garantendone la competitività;
– Rendere l’Italia resiliente agli inevitabili cambiamenti climatici rafforzando le infrastrutture e la capacità previsionale di fenomeni naturali e dei loro impatti;
– Sviluppare una leadership internazionale industriale e tecnologica nelle principali filiere della transizione ecologica;
– Assicurare una transizione inclusiva ed equa, massimizzando i livelli occupazionali e contribuendo alla riduzione del divario tra le Regioni;
– Aumentare consapevolezza e cultura su sfide e tematiche ambientali e di sostenibilità”.
A metà delle tre paginette c’è scritto che tutto ciò sarà realizzato attraverso quattro componenti:
- Agricoltura sostenibile ed economia circolare;
- Transizione energetica e mobilità sostenibile;
- Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici;
- 4 Tutela del territorio e della risorsa idrica.
Per il resto, si dipinge un quadro della situazione ovvio e prevedibile, degno di una ricerca scolastica fatta su Google. Per giunta, nello 0,1% di spazio dedicato a quella che dovrebbe essere una svolta epocale, la gente non c’è. Ci sono in compenso il mondo dell’industria, la politica ad alto livello e, last but not least (come direbbero gli inglesi), la burocrazia.
Infatti, si legge, “sicuramente, la transizione ecologica non potrà avvenire in assenza di una altrettanto importante e complessa ‘transizione burocratica’, che includerà riforme fondamentali nei processi autorizzativi e nella governance per molti degli interventi delineati”.
Non ci siamo . Per niente . Questo e’ “ Greenwashing. Cioe’ stanno “pittando” di verde cose vecchie per farle passare per nuove.
E non funzionerà: perché la realtà là fuori, sul pianeta Terra, ha bisogno di scelte diverse, molto più coraggiose .
In Italia c’è bisogno di far nascere un partito ambientalista vero..
Quindi non rosso verde e sopratutto NON un modo per riciclare “ cose vecchie con un vestito nuovo “ ( verde nel caso di specie …)
Ma solo verde. Ah..quelli che oggi si chiamano così in Italia (i Verdi italiani) sono di fatto un residuato dei peggiori difetti dei partiti tradizionali e i numeri di consenso che hanno lo dimostrano da un ventennio, abbondantemente
E ambientalista in maniera differente dall’ambientalismo “ tradizionale” fatto di sognatori e di idealisti, pieni di idee bellissime e di “purezze” integraliste, ma assolutamente spesso fuori dal contesto della realtà .
Differente dal partito “del no “ e del “ nimby”. Capace di mediare, di lottare davvero per FARE le cose necessarie, subito. E senza aver paura di “ sporcarsi la verginità “ nel duro compito del governo . Anche se questo deve comportare la capacità di trovare punti di sintesi e/o di mediazione in coalizioni .
Un partito pragmaticamente verde, come quello tedesco di Annalena Baerbock o quello di Maria Ohisalo in Finlandia. Partiti che, non a caso, governano i paesi in questione con numeri sempre crescenti.
Concentrato sulle enormi possibilità che una visione ecostenibile può dare a questa umanità a metà tra la fine della storia di sviluppo e di follia legata alla rivoluzione industriale dell’inizio del 900 e un mondo che verrà.
Mondo che si promette alle giovani generazioni oggi a tinte fosche tra pandemie e global warming e la inevitabile crisi economica e sociale, che non può non essere legata a doppio filo a quelle dure tematiche.
L’ambientalismo e’ la vera rivoluzione culturale di questo secolo. Ma un ambientalismo serio,di merito e capace di leggere in tutta la sua crudezza la realtà complessa che ci circonda e le scelte necessarie da fare.
Sapendo mescolare con saggezza radicalismo su alcune scelte necessarie, per quanto complesse, al pragmatismo della gradualità su alcune altre . Affidabile nella sua innovazione .
Io credo che il Paese sarebbe pronto a capirlo e a seguirlo se le persone che lo interpreteranno saranno coerenti con un progetto del genere . Io credo che quel tempo e’ adesso
Non domani . …adesso
*Roberto Braibanti, Lista politica TERRA
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[…] dalla Terra. A seguire l’editoriale di Roberto Braibanti, Stop Biocidio, dal titolo: “Il tempo dell’ambientalismo al Governo è adesso.” Segue In coda a cura di Fabio […]
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