articolo tratto da basilicata24 (vedi l’originale)
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Oggi, venerdì 24 aprile, si è celebrato il quinto sciopero mondiale per il clima. Le piazze e le strade di tutto il mondo non si sono potute riempire di ragazze e ragazzi dei movimenti per la giustizia climatica, ma, veicolate sotto le uniche forme possibili in epoca di coronavirus, le rivendicazioni rimangono le stesse. Anzi se è possibile, sono ancora più forti. Perché questo sciopero si arricchisce di un tema, quello della crisi sanitaria, che è strettamente correlato alla crisi ambientale e climatica. Mai come in questo momento urge mettere in evidenza che Pianeta infetto e Natura malata sono due lati della stessa medaglia. E la crisi climatica, influendo pesantemente sull’indebolimento degli ecosistemi naturali ne riduce drasticamente la loro capacità di mitigazione dell’azione degli elementi patogeni.
Legambiente Basilicata come sempre è accanto agli studenti nella lotta al Climate Change e ha sottoscritto con convinzione il “Manifesto per una Basilicata Sostenibile” promosso dalla Rete degli Studenti Medi di Basilicata. Un documento che pone questioni importanti e propone soluzioni concrete per praticare la transizione ecologica ed energetica nella nostra Regione, che invitiamo a sottoscrivere da parte di soggetti organizzati e singoli cittadini. “Perché mai come in questo momento – dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – con una emergenza economica post-pandemia da affrontare e una crisi climatica che potrebbe essere drammatica, appare necessaria una svolta ecologica per il Paese in cui, però, la Basilicata deve svolgere un ruolo rilevante, non fosse altro perché sede della principale attività di estrazione petrolifera italiana”.
“Infatti – continua Lanorte – in un contesto nazionale ed internazionale che deve necessariamente puntare alla progressiva riduzione dell’utilizzo del fossile e la messa a valore delle risorse naturali e della cultura rurale, la Basilicata non può alimentare l’equivoco di voler essere polo energetico del passato, destinato ad estinguersi, ma piuttosto deve dare dignità alla sua naturale vocazione naturalistica, agricola e rurale, con una prospettiva di sviluppo “contemporanea”, coerente e sostenibile”.
“Gli impegni di Eni, Total e Shell, i grandi players petrolìferi presenti in Basilicata – sostiene ancora Lanorte – non appaiono credibili o quantomeno sufficienti nell’ottica di una progressiva ma necessariamente rapida decarbonizzazione dei processi produttivi. Le scelte strategiche di questi colossi, in Italia, ma soprattutto in Basilicata, appaiono ancora tutte proiettate verso l’espansione delle estrazioni di petrolio e gas, lasciando le briciole a prospettive alternative in particolar modo su rinnovabili e biochimica”.