tratto da Spazifood (leggi articolo originale)
Per la raccolta di frutta e verdura si cercano 250.000 braccianti. Il Coronavirus impedisce agli stranieri stagionali agricoli di poter venire in Italia e l’agricoltura rischia di non rifornire più di cibo le spese degli italiani.
Con i carciofi, le insalate, gli ultimi agrumi e, ora, con gli asparagi, nei campi è ormai iniziata la stagione delle raccolte ma manca manodopera. Ad “aggravare” la situazione ci sono anche i controlli serrati sul territorio da parte delle forze dell’ordine che scoraggiano i proprietari ad assumere braccianti in nero o sottopagati come è triste consuetudine per l’agricoltura italiana. Così come i mediatori di questa manodopera, famigerati “caporali” che non possono dare appuntamenti nelle piazze dei paesi e portare i braccianti al lavoro per gli agricoltori disonesti.
Regolare o in nero, la mancanza di manodopera in agricoltura è ormai una vera e propria emergenza nazionale ed europea. Quasi tutti gli stati dell’Unione cercano di fare tornare nei campi i connazionali anche per attutire gli effetti della crisi del reddito di molte famiglie.
In Italia si parla di provvedimenti per regolarizzare gli immigrati addetti, ora clandestini, favore l’assunzione di studenti e creare delle vie di transito dall’Est con restrizioni allentate.
Cia-Agricoltori Italiani ha, così, nuovamente, sollecitato il Governo a «regolarizzare gli immigrati che ogni anno sono fondamentali nel periodo della raccolta, introdurre agili strumenti, come i voucher, per azzerare la burocrazia e assumere studenti, disoccupati e cassaintegrati, creare una green line con i Paesi dell’Est, sulla scia delle raccomandazioni dell’Unione europea, per favorire il trasferimento dei lavoratori.
«Il dibattito in corso non può continuare all’infinito, è arrivato il momento dei fatti – afferma il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino – Servono interventi immediati e chiari per consentire alle aziende di assumere manodopera in grado di iniziare e portare a termine la raccolta di frutta e verdura di stagione fondamentale per l’approvvigionamento degli scaffali».
Coldiretti ha, invece, dato il via alla banca dati “Jobincountry”, autorizzata dal Ministero del lavoro, con le aziende agricole che assumono.
L’iniziativa è estesa a tutta la Penisola dopo il successo della fase sperimentale realizzata in Veneto con l’arrivo nella prima settimana di ben 1500 offerte di lavoro di italiani con le più diverse esperienze: dagli studenti universitari ai pensionati fino ai cassaintegrati, ma non mancano neppure operai, blogger, responsabili marketing, laureati in storia dell’arte e tanti addetti del settore turistico in crisi. Il 60% ha fra i 20 e i 30 anni di età, il 30% ha fra i 40 e i 60 anni e infine 1 su 10 (10%) ha più di 60 anni.
«Il progetto è stato avviato in autonomia – sottolinea la Coldiretti – in attesa che dal Governo e dal Parlamento arrivi una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di studenti, cassaintegrati e pensionati lo svolgimento dei lavori nelle campagne dove mancano i braccianti stranieri anche per effetto delle misure cautelative adottate a seguito dell’emergenza coronavirus da alcuni Paesi europei, dalla Polonia alla Bulgaria fino alla Romania, con i quali occorre peraltro trovare accordi per realizzare dei corridoi verdi privilegiati per i lavoratori agricoli».
Jobincountry mette in contatto le aziende agricole che non nascondono la manodopera con i lavoratori
Che inseriscono offerte di lavoro, indicando le caratteristiche professionali richieste e le condizioni relative alle offerte (come mansioni e retribuzione). Per chi è in cerca di occupazione, è possibile inserire il proprio curriculum e la propria disponibilità alla nuova occupazione, e mantenere sempre aggiornati i propri dati professionali.
L’esperienza della Coldiretti è già stata sperimentata in Francia con la a campagna “Braccia per riempire il tuo piatto” alla quale hanno risposto 207.000 candidati su sollecitazione del ministro dell’agricoltura francese, Didier Guillaume che aveva lanciato un appello a chi era licenziato o in cassa integrazione ad unirsi “al grande esercito dell’agricoltura francese”. Se da un lato si è registrato una grande voglia di collaborazione dei cittadini nei confronti dell’agricoltura meno incoraggianti purtroppo sono stati i risultati dal punto di vista della professionalità e capacità di personale proveniente da esperienze completamente diverse secondo gli agricoltori francesi.