tratto da l’Immediato (leggi articolo originale)
È stata una strana commissione prezzi quella che si è celebrata oggi intorno a mezzogiorno in videochat sulla piattaforma della Camera di Commercio di Foggia. Nonostante, in tempi di pandemia col blocco dei porti e l’aumento vertiginoso dei consumi di prodotti da forno e pasta, ci si attendesse un grande rialzo del prezzo del grano, pari ad almeno +1 euro, per tutte le varietà- duro, mercantile, tenero e bio- i prezzi sono rimasti quasi del tutto invariati ad eccezione del grano tenero, quotato +50 centesimi rispetto al precedente listino della scorsa settimana.
È scontro tra le varie categorie: tra gli agricoltori, i mugnai e i pastai. In mezzo ci sono gli stoccatori, che nella speranza di un forte rialzo attualmente non stanno vendendo il grano rimasto nei loro silos. La giustificazione per un prezzo invariato starebbe nell’assenza di compravendite di grano in questa settimana. In realtà farine e semole sono aumentate a dismisura, così come il prezzo della pasta al consumatore. Ma in questo momento la parte forte della filiera, ossia pastai e mulini, a danno dei due poli della filiera, a monte (agricoltori) e a valle (consumatori), cercano di mantenere il più possibile i prezzi del grano stabili per non incorrere in un blocco dell’offerta, che provocherebbe prezzi importanti dei cereali dopo la trebbiatura. Del resto, le quantità del grano italiano non saranno abbondanti, secondo gli osservatori e gli agronomi. Al centro del dibattito c’è anche un altro problema: tutti i pastifici italiani e i grossi traders come Casillo, che hanno firmato contratti di filiera con gli agricoltori, temono che il prezzo al libero mercato possa essere di gran lunga superiore rispetto a quello previsto nei loro contratti. Come si sa, nei contratti di filiera raramente si superano i 30 euro, in condizioni ottimali di proteine e qualità organolettiche super dei chicchi. Voiello, Divella e tanti altri pagano in media 24-26-28 euro, una miseria in tempi attuali. Cosa accadrebbe dunque se il prezzo del grano nel libero mercato fosse molto più competitivo? Non sarebbero chiamati a rivedere i loro contratti?
“Accusano gli agricoltori di voler speculare sul prezzo, ma noi non facciamo nessuna speculazione, oggi siamo a 30,5 euro, anche se poi il compratore paga sempre 28-29 euro. Se anche il grano a giugno e luglio arrivasse a 45 euro, ma anche a 60 euro, noi staremmo a malapena nei costi, che includono carburante, sicurezza e contributi. Si avrebbe soltanto finalmente un anno equo”, osserva a l’Immediato Michele Letizia, cerealicoltore di Candela e dirigente Coldiretti membro della Commissione prezzi per il sindacato agricolo della spiga.