Una giornata per gli agricoltori di tutto il mondo: la Giornata di Lotta Contadina.


per-la-terra-massacro-edoradoIl 17 aprile 1996 una manifestazione pacifista dei contadini del Movimento Senza Terra, diretta alla città di Bélem, nello stato brasiliano di Pará, venne fermata da uno schieramento della polizia militare. Dopo essersi tolti il tesserino identificativo dalle uniformi, gli agenti iniziarono a sparare.

In quello che è passato alla storia come il massacro di Eldorado dos Carajás, vennero uccisi 19 contadini. Come rivelato dalle autopsie, 10 dei 19 uomini furono raggiunti da colpi d’arma da fuoco esplosi da distanza ravvicinata. Gli altri furono eliminati utilizzando i loro stessi attrezzi da lavoro.

Altri due contadini morirono nei giorni successivi, per le ferite riportate, facendo salire a 21 il totale dei morti (nella foto di João Roberto Ripper, un momento dei funerali). Molti dei 69 ulteriori feriti subirono menomazioni tali da non avergli più consentito di lavorare nei campi.

Dei responsabili del massacro di Eldorado dos Carajás sono stati chiamati a rispondere solo in due: il colonnello Pantoja, condannato a 258 anni di carcere, e il maggiore Oliveira, condannato a 158 anni. Entrambi entrati in carcere nel 2012, 16 anni dopo il massacro.

Per gli altri esecutori materiali o per i leader politici che presero parte o incitarono al massacro, non c’è mai stata alcuna conseguenza sul piano penale.

Dal 1996, nello stato di Pará sono stati uccisi altri 271 contadini. Se prendiamo in esame il cinquantennio dal 1964 al 2014, il totale dei contadini e degli attivisti cattolici e avvocati al loro fianco è di 947 vittime.

Per ricordare quella strage, nell’agenda dei movimenti sociali riuniti al Forum di Porto Alegre, Via Campesina, fu proposto l’inserimento di una Giornata di Lotta Contadina che chiamasse, ogni anno, alla partecipazione tutti i movimenti sociali, impegnati a vario titolo, in un progetto alternativo alle politiche neoliberiste e che promuovesse una nuova Politica agricola comunitaria europea capace di dare risposte agli interessi generali dei cittadini, degli agricoltori e dei lavoratori, e non a quelli delle imprese multinazionali.

Questi diritti basilari non dovrebbero essere negoziabili né messi in dubbio eppure proprio per rivendicarli milioni di contadini lottano quotidianamente in tutto il mondo, battendosi contro un modello di agricoltura insostenibile che prevede il massimo sfruttamento delle risorse, concentra la ricchezza nelle mani di pochi e scarica su agricoltori e consumatori i costi economici, sociali e ambientali.

La Via Campesina, l’organizzazione internazionale (viacampesina.org) che ha il compito di promuovere i dettami della Sovranità Alimentare, ossia il diritto dei popoli e dei territori a produrre cosa si vuole, quanto si vuole e per chi, realizzando un’agricoltura diversificata, fatta di alimenti sicuri e che sia contro la politica di dumping e la sfrenata incentivazione delle esportazioni, comprende oggi, circa 150 organizzazioni locali e nazionali in 70 paesi di Africa, Asia, Europa e nelle Americhe. Nel complesso, rappresenta circa 200 milioni di contadini. Si tratta di un movimento autonomo, pluralista e multiculturale, indipendente da qualsiasi tipo politico, economico o di altro tipo di affiliazione.

“Capitalismo, razzismo e patriarcato – si legge nell’Appello per la convocazioni delle mobilitazioni in tutto il mondoformano un modello intrecciato di dominio multiplo con la monopolizzazione della terra, il saccheggio della proprietà comune, lo sfruttamento del lavoro con il controllo dei corpi e la misoginia. Viviamo di fronte alla massiccia violazione dei diritti umani, dove i crimini passati e presenti rimangono impuniti, i movimenti popolari sono criminalizzati e dove i leader sociali scompaiono o vengono uccisi. L’impunità del terrorismo di stato del passato è diventata la base dell’impunità per le grandi imprese oggi”.

Il tema della Giornata Internazionale di Lotta Contadina quest’anno quest’anno punta il dito contro gli effetti degli accordi di libero scambio sui contadini e sulla sovranità alimentare dei vari Paesi, come ad esempio il TTIP.

In Italia, dal 2001, Altragricoltura aderisce alle mobilitazioni e quest’anno, con LiberiAgricoltori ha deciso di dedicare un’intera settimana alla situazione delle campagne in Italia, dove sotto l’etichetta della crisi in realtà sta passando una vera e propria spoliazione che sta provocando un’ondata di suicidi di agricoltori stremati, alle famiglie degli agricoltori che hanno conosciuto il dramma del suicidio, come è accaduto nei giorni scorsi per Giovanni Viola a Vittoria, ai braccianti morti per la fatica e lo sfruttamento imposto dalla speculazione e dal trust commerciale nei campi, a quanti sono stati vittima di incidenti sul lavoro per le dure condizioni di lavoro. In questo contesto, gli accordi di libero scambio (ALS), secondo gli agricoltori,  diventano strumenti nelle mani delle società e degli Stati per imporre regole in base alle quali vengono vendute le nostre risorse naturali; svendono le risorse condivise dell’umanità, come la terra e l’acqua, che vengono utilizzate per generare profitto, divenendo una delle cause principali che stanno portando al collasso gli imprenditori agricoli.

L’Italia, infatti, – come sottolinea Gianni Fabbris, coordinatore di Altragricoltura – da grande paese agricolo (a cui è indissolubilmente legato il suo patrimonio culinario e la dieta mediterranea riconosciuta come Patrimonio dell’umanità) sta divenendo sempre più una grande piattaforma commerciale e di speculazione dell’agroalimentare, dove perdono di senso il lavoro dei nostri agricoltori e l’accesso dei consumatori a un cibo sano ed eticamente prodotto. Per tutelare il nostro cibo serve superare il modello della crisi imposto dalla globalizzazione finanziaria e commerciale e assumere i principi della Sovranità Alimentare che riconoscono il diritto delle comunità e dei popoli di scegliere e decidere sul proprio modello di produzione, distribuzione e consumo del cibo. Dobbiamo lavorare a riavvicinare questi estremi che si stanno sempre più allontanando per fare del Made in Italy il frutto di un rapporto vero fra la coltivazione e la trasformazione nel nostro paese, garantendo una giusta redistribuzione del valore aggiunto nelle filiere, con contratti e accordi etici e nell’interesse dei consumatori e cittadini.’
‘Questo rappresenta il fallimento del sistema agroalimentare della globalizzazione neoliberista, – conclude Fabbris – per combatterla, occorre una forte alleanza fatta fra quanti condividono l’idea del cambiamento e della riforma economica e sociale del nostro agroalimentare contro chi, invece, ha tutto l’interesse a mantenere questa situazione di crisi che colpisce i più ma che permette grandi vantaggi a chi sta speculando sul prezzo ai produttori e sulla salute dei consumatori’.
Nel sito di Altragricoltura alle pagine: www.altragricoltura.net/17aprile il testo dell’appello, le adesioni, il modulo per aderire, il programma delle iniziative internazionali e delle nostre a partire da quella centrale di Acate (Sicilia) martedi 17 aprile alle ore 18,30 che può essere seguita in diretta streaming sulla Radio Perlaterra all’indirizzo www.radio.perlaterra.net