Ambiente. Cos’è un Contratto di fiume? Il documento di Clerici.

Contratti di fiume si configurano come strumenti di programmazione negoziata interrelati a processi di pianificazione strategica per la riqualificazione dei bacini fluviali. L’aggettivo “strategico” sta ad indicare un percorso di co-pianificazione in cui la metodologia ed il percorso stesso sono condivisi in itinere con tutti gli attori. Tali processi sono infatti finalizzati alla realizzazione di scenari di sviluppo durevole dei bacini elaborati in modo partecipato, affinché siano ampiamente condivisi.

La riqualificazione di bacino è intesa nella sua accezione più ampia e riguarda nella loro interezza gli aspetti paesistico-ambientali, secondo quanto stabilito dalla legge nazionale di recepimento della Convenzione europea del paesaggio. L’elaborazione di scenari di sviluppo durevole di sottobacino fa riferimento a processi di riqualificazione paesistico-ambientale consapevoli delle matrici fondative del territorio regionale (idrogeologica, geomorfologia, evoluzione degli ecosistemi naturali e antropici, ecc.) e che interpretano opportunamente le “storie insediative locali”.

Il Contratto di Fiume è quindi la sottoscrizione di un accordo che permette di adottare un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo prioritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale.

Gli elementi che entrano in gioco in questo accordo sono:
una comunità (comuni, province, ato, regione, associazioni, imprese, cittadini, ecc.)
un territorio (suoli, acque, insediamenti, aria, ecc.)
un insieme di politiche e di progetti a diverse scale/livelli

Questi elementi, da sempre in relazione tra loro, devono quindi essere orientati verso obiettivi condivisi di riqualificazione attraverso adeguati processi partecipativi.


Perché un contratto: quadro normativo di riferimento, obiettivi e caratteristiche

Il PTR riconosce questi processi come modalità privilegiate per la pianificazione dei bacini fluviali: tale scelta si configura come interpretazione dei valori espressi in protocolli internazionali, direttive comunitarie, normative nazionali e regionali che richiedono di raggiungere obiettivi di qualità delle acque, sicurezza, qualità paesistico-ambientale, ecosistemica, insediativa nonché di governance dei processi decisionali.

Il Contratto di Fiume si inserisce quindi in un contesto normativo rappresentato dalla Direttiva 2000/60, dal Decreto Legislativo 152/06, dalla Legge 183/89, dalla Legge 14/06 (che ratifica i principi della Convenzione europea sul paesaggio), e da norme e regolamenti regionali quali: la LR 12/2005 (sul governo del territorio), la LR 6/73 (sulle opere idrauliche), la LR 2/2003 (sulla Programmazione negoziata), il PSR 2007/2013, (riguardante la Strategia per la conservazione della biodiversità e Sistema delle reti ecologiche), nonché le Linee guida “10.000 ettari di nuovi sistemi verdi” ed il Programma attuativo previsto dalla DGR 20 dicembre 2006 n. 3839.

Con la promozione di un Contratto di Fiume si intende attuare il passaggio da politiche di tutela dell’ambiente a più ampie politiche di gestione delle risorse paesistico-ambientali, agendo in molteplici settori:

  • protezione e tutela degli ambienti naturali
  • tutela delle acque
  • difesa del suolo
  • protezione del rischio idraulico
  • tutela delle bellezze naturali


Per raggiungere questo obiettivo il Cdf si sviluppa attraverso la definizione di:

a) uno scenario strategico condiviso, ossia una visione strategica di medio-lungo termine, ampiamente condivisa, dello sviluppo locale che si intende perseguire (inteso come modello socio-economico, come paesaggio in senso lato, come qualita’ di vita, ecc) che comprende:

  • una rappresentazione visiva (cartografie)
  • un insieme integrato di politiche/strategie da sviluppare in sinergia tra loro

Lo scenario strategico così costruito e condiviso potrebbe trovare una sua formalizzazione attraverso la definizione di un Piano d’Area così come previsto dalla normativa urbanistica regionale;

b) uno strumento di valutazione delle politiche e della loro efficacia e coerenza con gli obiettivi;

c) una programmazione di bacino che indichi interventi e regole condivisi e integrati da attuare, in tempi definiti, dai soggetti interessati.

La caratteristica innovativa di tali processi è la scelta di andare nella direzione della sussidiarietà orizzontale: la differenziazione dei sistemi territoriali richiede un sistema di governance flessibile, in grado di comporre a livello locale i conflitti e gli interessi mediante processi negoziali aderenti alle vocazioni territoriali e capaci di fare sistema facendo dialogare i diversi strumenti di programmazione degli interventi socio-economici con quelli della pianificazione territoriale.

La definizione dell’ambito territoriale

La dimensione territoriale di un Contratto di Fiume è rappresentata dalla scala di bacino del fiume interessato, e può quindi interessare il territorio non solo di più comuni, ma anche di più province.

Metodologia e strumenti

I soggetti sottoscrittori condividono il principio che solo attraverso una sinergica e forte azione di tutti i soggetti insediati, pubblici e privati, si possa invertire la tendenza al degrado territoriale/ambientale dei bacini fluviali e perseguire adeguatamente gli obiettivi di un loro sviluppo sostenibile. A tal fine si impegnano, nel rispetto delle competenze di ciascuno, ad operare in un quadro di forte valorizzazione del principio di sussidiarietà attivando tutti gli strumenti partenariali utili al pieno raggiungimento degli obiettivi condivisi.

L’attuazione dell’AQST – Contratto di fiume, prevede lo sviluppo di una metodologia articolata in fasi progressive, e si avvale dell’attivazione degli strumenti di seguito elencati:

  • costruzione di un quadro conoscitivo sia delle criticità che dei valori ambientali, paesistici e territoriali, delle politiche e dei progetti locali su cui fondare la strategia di intervento;
  • definizione di uno scenario strategico di medio-lungo periodo;
  • elaborazione e successiva applicazione di un modello di valutazione polivalente per la valutazione delle politiche in atto e previste;
  • proposizione di un programma d’azione per la realizzazione dello scenario strategico e per perseguire in modo integrato gli obiettivi condivisi.
  • Una anticipazione di tale programma è costituita dal Primo programma d’azione, con il quale vengono individuate alcune azioni già condivise e tese ad affrontare le emergenze più significative del bacino.
  • elaborazione e realizzazione di un adeguato piano di comunicazione, formazione ed educazione.

A cura di Mario Clerici (Regione Lombardia – Direzione Generale Reti, Servizi di Pubblica Utilità e Sviluppo sostenibile)