Un folto gruppo di agricoltori si è riunito stamane alle ore 09:30 nel bellissimo campo di grano Cappelli di cui, l’aziendadi Nicola Peronace e di Luvana, la sua compagna, sono proprietari. L’obiettivo era quello di sfrangiare la bocchetta dell’acqua che il Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto ha chiuso, sottraendo all’agricoltore un bene essenziale per produrre.
LA STORIA. L’azienda di Nicola Peronace è un’azienda alluvionata, messa in ginocchio non solo dall’alluvione di Marzo 2011, ma, adesso anche dal consorzio che gli ha tolto l’acqua. Lo ha fatto perché Nicola come moltissimi altri agricoltori della zona non sono più in grado di pagare le cartelle e i canoni esattoriali che quest’ente sta aumentando a dismisura. Le difficoltà che questo produce sono evidenti a tutti: l’azienda di Nicola avrà notevoli difficoltà nel gestire il raccolto e la sua azienda, in questa fase della produzione.
“Il Consorzio di Bonifica per inciso, sottolinea Gianni Fabbris, è anche fra i responsabili dell’alluvione quando l’acqua è uscita dalla diga di San Giuliano e dai canali che avrebbero dovuto essere manutentati adeguatamente e gestiti in maniera oculata. Oggi dopo che questa azienda è stata messa in ginocchio dall’alluvione per l’acqua, il consorzio nega l’acqua che invece dovrebbe fornire come servizio perché questa azienda possa continuare ad esistere. Peccato che il Consorzio di Bonifica è anche quello che ha avuto 1,6 mln di euro dalla Regione Basilicata con una delibera che gli ha assegnato questi soldi per abbattere i canoni dello stesso per le aziende agricole alluvionate. Denunciamo oggi come nemmeno un euro di quelle risorse, che pure il consorzio di Bradano e Metaponto ha incassato, sono state utilizzate per scopi e fini cui erano destinati. Sono soldi pubblici, sono soldi di tutti i cittadini e sono soldi che il gruppo dirigente del consorzio ha distratto dalle finalità per cui erano state stanziate. ”
Partire quindi, dalle questioni dell’alluvione per affrontare le problematiche connesse alla gestione irresponsabile e subalterna alla politica degli enti che dovrebbero occuparsi di agricoltura, che dovrebbero sostenere la capacità di questo comparto di reggere la competizione e che invece contribuiscono in maniera determinate ad affossarla. Questo il senso di questa giornata.
IL CONSORZIO E LA BEFFA. L’esempio di cui è stato protagonista Peronace è indicativo delle modalità e dei comportamenti di un gruppo dirigente eletto 12 anni fa e decaduto 7 anni fa, quindi illegittimamente in carica poiché il mandato non è mai stato rinnovato, come prevede la legge. Inoltre l’operato del Consorzio di Bonifica dovrebbe essere vigilato per legge dalla Regione Basilicata, sugli atti fondamentali e sull’andamento generale che assume nei confronti dei cittadini nell’uso delle risorse pubbliche assumendo un ruolo di controllo e verifica, avendo poteri forti d’intervento.
L’iniziativa di Altragricoltura intende assumere oggi in maniera forte questa politica denunciando come queste modalità non sono casuali. Il consorzio infatti, ha nelle settimane scorse alzato i canoni raddoppiandoli a quegli stessi agricoltori che già con difficoltà sopportano, per la situazione di crisi generale del comparto, l’aggravio delle bollette. “Pensate, dice Fabbris, che se una coltura media di questo territorio va bene quando riesce, rende ricavi per l’agricoltore pari a ca. 600 € per ettaro. Ricavi, non reddito, ossia l’agricoltore incassa 600 euro per produrre cereali anzichè ortofrutta da cui dovrà pagare tutte le spese. Com’è possibile che gli agricoltori debbano pagarne solo 450/ 500 al Consorzio per la sola erogazione dell’acqua? Tutto il resto come dovrebbe essere pagato? E’ evidente che la maggior parte degli agricoltori non ce la farebbe a sostenerli!”.
La manovra denunciata da Altragricoltura è quella che vede il Consorzio utilizzare in maniera pretestuosa questo grido d’allarme e che lo vedrebbe in ginocchio e senza soldi a causa delle inadempienze dei suoi consorziati che non pagano. Questo porta spesso la Regione Basilicata a intervenire in suo soccorso facendosi carico di una situazione funesta ed erogando risorse.
LE INIZIATIVE. Gli agricoltori dicono basta al trucco per cui i soldi al consorzio di bonifica invece che andare a risolvere la crisi e i loro problemi finiscono rigurgitati in una voragine di una gestione clientelare e assolutamente inefficiente. Chiedono alla Regione Basilicata di commissariare l’ente e di convocare, entro sei mesi come prevede la legge e come avrebbe dovuto fare sette anni fa, le elezioni per rinominare gli organismi dirigenti.
Inoltre è stato fatto presente che è stato dato mandato agli avvocati di depositare, la settimana prossima, l’esposto alla Procura della Repubblica affinchè il magistrato si esprima sull’uso improprio delle risorse da parte del consorzio di bonifica e anche un ricorso amministrativo al TAR contro l’aumento ingiustificato delle cartelle.
“Lo hanno sottoscritto 50 agricoltori e stiamo convocando un’assemblea per Venerdì prossimo, 26 Aprile, di sera presso la sala parrocchiale della Chiesa Madre di Policoro per raccogliere altre adesioni. Pensiamo sia un reato usare impropriamente soldi pubblici. Se verranno individuate responsabilità chiediamo che i colpevoli siano puniti. Il clima è cambiato. E’ cambiato nel paese e anche nelle campagne. Gli agricoltori devono essere messi nella condizione di sapere cosa accade nel Consorzio di Bonifica.”
Purtroppo lo sfrangiamento della bocchetta annunciato oggi non è avvenuto perché le modalità con le quali il Consorzio toglie adesso l’acqua è cambiato e aprendo il tappo il campo si sarebbe allagato correndo il rischio di distruggerlo. L’appuntamento quindi è solo rinviato.
Katya Madio
Pubblicato su Il Quotidiano della Basilicata del 21 aprile 2013, pag. 37