fonte: agenparl.it ( vedi originale )
Il Parlamento Europeo rigetta gli accordi già raggiunti lo scorso febbraio tra i capi di Stato e di Governo dell’Unione sul quadro finanziario 2014-2020. In una risoluzione che è stata approvata a larga maggioranza nel corso della sessione plenaria della scorsa settimana, l’Assemblea di Strasburgo ha stipulato un mandato negoziale chiedendo rilevanti modifiche del documento d’ intesa approvato in precedenza all’unanimità dai leader del 27 Stati membri. Viene di fatti opposto il forte scarto tra stanziamenti d’impegno (in tutto 960 miliardi di euro) e stanziamenti per i pagamenti (poco più di 908 miliardi) che richiede prima di tutto un ampio margine di flessibilità nella gestione annuale, come già sollecitato dal presidente della Commissione Barroso. Sembrerebbe necessario spostare i fondi da un anno all’altro tra le diverse rubriche che compongono il bilancio comunitario, gli eventuali risparmi sulle spese agricole potrebbero servire per finanziare nuovi programmi ed iniziative della Ue. Altro disaccordo verte sugli «sconti» concessi ad alcuni Stati membri sul saldo contabile con le casse comunitarie, il Parlamento vorrebbe la soppressione delle agevolazioni anche in modo graduale. In seguito è stata chiesta una modifica obbligatoria a metà periodo del quadro finanziario da concordare variazioni possibili al bilancio per consentire alla nuova assemblea eletta, di agire immediatamente nel 2014. Altro punto da analizzare riguarda l’incognita di copertura di tutte le spese iscritte nel bilancio 2013 che presenta una “defezione” di circa 16 miliardi. Criticata in molti punti la riforma della Pac. Lo splafonamento degli aiuti diretti che per i leader dei 27 dovrebbe essere facoltativo, mentre il Parlamento è favorevole alla proposta della Commissione. La discussione sarà presentata al Consiglio dei Ministri degli Affari Europei il 22 aprile 2013, si spera in un’intesa finale entro luglio 2013, nel caso ciò non avvenisse si applicheranno a partire dal 2014 i massimali di spesa fissati per l’anno incorso, al netto dell’inflazione.