“Se qualcuno pensa di entrare nell’azienda Conte, dopo averla comprata all’asta, ha fatto male i suoi conti”. Al monito di Gianni Fabbris, nella conferenza stampa di sabato scorso 16 marzo tenutasi nella piazza di Policoro, sono seguiti i fatti.
Ieri pomeriggio, venticinque persone tra agricoltori, cittadini, rappresentanti di associazioni e istituzioni, ha espresso piena solidarietà a Leonardo Conte e la sua famiglia, occupando un pezzo di quell’azienda che nei giorni scorsi era stata acquistata all’asta per poche migliaia di euro, nel chiuso di uno studio di un commercialista.
“La vicenda di Leonardo è uguale a molte delle aziende che operano in questo territorio, ci dice Fabbris, diverse da punto di vista tecnico ma riconducibili, nelle dinamiche a quelle vissute da Leonardo. Oggi siamo, più che mai, nel cuore delle questioni. C’è un punto dove o vinciamo tutti o perdiamo tutti. Il punto in cui dobbiamo vincere è che dobbiamo ripartire concretamente dalle questioni. E’ quello che ci rimette materialmente nella capacità di tenere il tessuto produttivo di questo territorio, prima di tutto l’agricoltura e poi tutto il resto del sistema delle filiere.”
Sappiamo, infatti, che in questo grande business che si sta consumando sulla pelle dei contadini sono coinvolti in molti. Diversi interessi si coltivano dietro la vendita delle aziende ed a molti converrebbe che su questa vicenda non si aprissero i riflettori. Ci sono in ballo i milioni di Euro che chiedono le banche agli agricoltori, ci sono gli interessi dei tanti speculatori che cercano di comprare le aziende a poco per realizzare il grande ‘affare’ legati spesso a qualche studio di ‘avvocaticchio o avvocatone’. Speculazioni possibili spesso nel silenzio e nell’ombra ma non con una denuncia forte all’opinione pubblica regionale e nazionale.
Così, probabilmente, sarebbe meglio per molti che nell’indifferenza e nel silenzio si consumassero le vicende.
E, invece, la mobilitazione di ieri ha sollevato il velo di omertà che circonda queste storie, portando nelle case e nella coscienza dei cittadini lucani il disastro sociale e una profondissima ingiustizia. Leonardo e sua moglie Angela stanno avendo la solidarietà di tanti.
“Sappiamo essere compatti dimostrando quanto siamo disposti a rilanciare questo territorio! Oggi pomeriggio siamo stati sulle terre dell’azienda Fiordisalumi Conte, le abbiamo occupate” ci dice Fabbris. Gli agricoltori hanno risposto all’appello, ci siamo costituiti in associazione e abbiamo piantato un uliveto. Ora chiunque dovesse rivendicare quelle terre deve sapere che non manda via solo una famiglia ma un’ intera comunità. Il messaggio che stiamo dando ai signori sciacalli, (cit. apostrofandoli con un soprannome come si usava nella maggior parte dei paesi del Sud, in passato, quando si usava individuare un ceppo familiare), è quello di non usare la crisi come pretesto per arricchirsi. Ci sono soggetti che nei paesi, nelle campagne stanno offrendo tassi usurai, acquistano a prezzi stracciati aziende per fare il proprio tornaconto. Questo è un punto che noi non possiamo accettare, soprattutto quando queste dinamiche vengono dall’interno di quella comunità che stiamo cercando di salvaguardare; dove viviamo e dove un’intera generazione sta crescendo”.
E’ stato chiesto, a gran voce e ancora una volta a questa gente di “rendersi disponibile a restituire, dando piena disponibilità del bene alla famiglia che l’ha condotta fino ad adesso, con un gesto di cui questa comunità ha bisogno, preservandone le radici”. Se così non avverrà quei beni saranno difesi con i denti da una comunità che non tollera questo stato di cose.
“Abbiamo il profondo convincimento che sapremo essere compatti e dimostrare fino in fondo quando siamo capaci non solo a resistere ma a rilanciare le condizioni per cui noi su questo territorio ci stiamo”.Con queste parole forti Gianni Fabbris ha introdotto l’associazione di cui lui sarà il Presidente con i primi 25 soggetti che hanno risposto all’appello, costituitasi dopo l’occupazione delle terre di Conte, nel pomeriggio.
Lucide speranze di cambiamento, capaci di lavorare insieme e avere un impatto positivo sulle comunità in cui vivonosi sono interessate alla campagna “Giù le mani dalle nostre terre” e hanno dato origine a “Rinascita Lucana”.
Questo il nome dato all’associazione. Un nome poco originale, ha detto qualcuno, ma forse si dimentica che qui non è l’originalità che si cerca. Quello che si cercava era un nome che avesse una storia. Con il termine ‘rinascita’, infatti, venivano chiamate tutte quelle cooperative che, 50 anni fa, nascevano all’indomani delle occupazione delle terre. Oggi molte di quelle cooperative sono morte perché chi le ha gestite ha utilizzato un modello che è fallito e, continua Fabbris, “pensiamo di ripartire da là puntando a recuperare le radici del nostro territorio, immaginando un lavoro che riconsegna alle aziende la capacità di pensare all’impresa in maniera autonoma rispetto al passato”.
Uno degli obblighi previsti dallo statuto sarà la difesa contro ogni attacco e la conduzione di quelle terre con un progetto serio che vedrà la costituzione, nei prossimi giorni, di un GAT (gruppo di acquisto della terra).
A tal proposito erano in collegamento con skype alcuni rappresentanti da Mantova della rete nazionale dei GAT che contribuiranno con la loro esperienza e il loro apporto alla costituzione di questo che sarà il primo gruppo di acquisto della terra nell’Italia Meridionale. In Italia ce ne sono già due: uno in provincia di Grosseto, a Scansano, e uno a Mantova. I GAT sono costituiti da consumatori che vogliono investire i propri risparmi nella terra.
Al termine di questa giornata ricca di iniziative e proposte, nella pubblica assemblea realizzata in serata nella sala consiliare di Policoro, promossa da Altragricoltura insieme al Comune di Policoro, alla Prefettura di Matera presente con il suo vicario Alberico Gentile, alle famiglie, agli agricoltori, ai rappresentanti di associazioni, organizzazioni e Comuni è stato chiesto:
1) un incontro alla Regione Basilicata affinchè mantenga l’impegno preso nei mesi scorsi di aprire immediatamente un tavolo di crisi per misure e interventi urgenti che scongiurino la chiusura delle aziende nel Metapontino;
2) coordinare le iniziative contro l’usura e le vendite all’asta nel territorio per le aziende e le famiglie con le istituzioni del territorio e le associazioni che già da tempo si occupanodi queste criticità. ‘Sull’usura serve una scossa’. A tal proposito è già giunto il messaggio dall’associazione Libera che, come si legge nel comunicato, “in sostegno alle aziende in difficoltà ci rendiamo disponibili ad un incontro tecnico con le altre associazioni per avviare un lavoro proficuo in questa direzione”. E’ stato inoltre chiesto ai rappresentanti istituzionali presenti di costituire un punto d’ascolto presso ogni comune affinchè si possano raccogliere i problemi, offrendo assistenza per la risoluzione delle criticità. E’ stato ricordato a tal proposito che già nei mesi scorsi il Ministero dell’Interno aveva, affermato, in una sua nota, che il più grande rischio di questo territorio è legato al rischio usura, al problema alluvione e al trust dei prodotti ortofrutticoli.
3) È stato infine chiesto ai cittadini di continuare a promuovere l’adesione all’associazione “Rinascita Lucana” affinchè ai 25 soci fondatori se ne aggiungano altri e sempre più numerosi così come al progetto GAT che permetterà ai legittimi proprietari di aziende in crisi di non dover abbandonare la terra.
[…] Nasce Rinascita Lucana, prima associazione in difesa della terra e di chi la lavora. […]