Se qualcuno pensa di entrare nell’azienda Conte dopo averla comprata all’asta ha fatto male i suoi conti” così ha spiegato in conferenza stampa Gianni Fabbris il messaggio centale affidato alla giornata di martedi prossimo 19 Marzo 2013.
Dopo aver vinto la prima battaglia per evitare di vendere i beni della Cooperativa Agricola di Basilicata di Scanzano Jonico e mentre prosegue il percorso per salvare la CAB definitivamente dal rischio chiusura, l’attenzione della campagna “Giù le mani dalle nostre terre” di Altragricoltura si sposta nelle campagne di Policoro con l’obiettivo di estendersi a tutto il Metapontino.
“Sempre più in questi giorni aziende agricole (ma anche artigiani ed esercenti oltre che a famiglie di lavoratori) a rischio usura o con i beni in vendita si stanno rivolgendo ad Altragricoltura ed, in particolare, agli sportelli del Soccorso Contadino, per chiedere supporto ed assistenza” continua Fabbris “segnalando una realtà sempre più drammatica di intreccio fra la crisi economica, l’estendersi di rischio usura, le vendite all’asta di beni e il consolidarsi del rischio di presenza di criminalità organizzata in un Metapontino dove manca la prospettiva del futuro e dove le attività economiche, i lavoratori e le famiglie continuano a non avere risposte politiche e istituzionali“.
Si concludono in questi mesi, le procedure giudiziarie per molte aziende aperte verso la fine degli anni ’90, che, non avendo avute risposte di governo che sarebbero servite, stanno consegnando un intero patrimonio di lavoro nelle mani degli ufficiali giudiziari.
E’ il caso dell’Azienda di Leonardo Conte, la prima azienda allevatrice di Basilicata a fare biologico (quando scegliere questa modalità produttiva era un coraggioso rischio imprenditoriale) che, messa in ginocchio da una maldestra e infondata operazione di sequestro prima e macellazione coatta poi degli animali negli anni ’90, non si è più ripresa da un danno economico insopportabile imboccando la strada di una crisi finanziaria che ha visto pignorare i suoi beni.
Una parte significativa dell’azienda Conte è stata venduta all’asta nelle settimane scorse ed è stata comprata per qualche decina di migliaia di Euro a fronte di un valore di circa mezzo milione di Euro. Il frutto del lavoro di una generazione di allevatori corre il rischio, così di passare di mano insieme allo straordinario patrimonio di saperi e capacità avanzate che questa azienda ha accumulato, arrivando a produrre con gli animali (porci e scrofe come ama definirli Leonardo Conte) liberi al pascolo e, comunque, con metodi naturali e non industriali.
“Nessuno potrà entrare nell’azienda Conte” hanno dichiarato a gran voce gli agricoltori presenti (insieme anche a cittadini e commercianti ed allo stesso Leonardo Conte) alla Conferenza Stampa di stamattina ed hanno annunciato con quale percorso realizzeranno questo obiettivo; percorso di cui la giornata di martedi prossimo sarà la prima tappa.
Il programma di martedi 19 inizia alle ore 13 presso la Griglieria dell’Azienda di Leonardo Conte in località Madonnelle nel Comune di Tursi al Confine con il territorio di Policoro (percorrere la strada asfaltata fino alla fine, superare le due colonne di mattoni, 300 metri più avanti si arriva in azienda). Dopo una colazione si andrà tutti sulla terra per occuparla e dove, contestualmente, è convocata l’assemblea costitutiva dell’Associazione che prenderà possesso della proprietà per condurla e lavorarla. Da quel momento se qualcuno volesse rivendicare la disponibilità di quei beni non dovrebbe cacciare solo una famiglia di allevatori ma un’intera comunità organizzata e fortemente determinata a rilanciarne l’uso sociale e produttivo.
Molte le iniziative che l’Associazione assumerà per rilanciare e potenziare la funzione produttiva e commerciale dell’azienda Conte, fra le altre questa mattina è stata annunciata la costituzione di un GAT (Gruppo di Acquisto della Terra) che raccoglierà il risparmio dei cittadini per reinvestirlo nell’acquisto di questa azienda.
A quanti hanno fatto l’offerta nel segreto di uno studio di un commercialista, fin qui coperti dall’anonimato, si sono rivolti direttamente in conferenza stampa i rappresentanti di Altragricoltura insieme a Leonardo Conte: “Tornate indietro, recuperate quanto avete già versato e restituite anche formalmente la proprietà a quanti l’hanno lavorata fin qui”. Chiaro il ragionamento condotto dai partecipanti alla mattinata: “E’ immorale che qualcuno di questa comunità cerchi di approfittare della crisi di una sua parte per mettere mani sui loro beni. Da oggi devono sapere che non potranno goderseli e che, anzi, saranno chiaramente indicati per quello che sarebbero se non recedessero dai loro propositi: sciacalli! Facciamo loro appello perchè riconsiderino la loro scelta e collaborino a trovare una soluzione positiva ricostruendo il senso di coesione della nostra comunità”.
Alla fine dell’occupazione di martedi tutti e tutte si ritroveranno nella Sala Consigliare di Policoro dove è convocata un’assemblea cui sono stati invitati i Comuni del Metapontino, le Associazioni e Organizzazioni del territorio, la Prefettura, le istituzioni ecclesiastiche oltre che i cittadini e gli agricoltori.
Sarà l’occasione per rilanciare l’iniziativa, chiedere alla Regione che dia seguito all’impegno di aprire il tavolo sullo stato di crisi delle aziende lucane, illustrare programmi, proposte e progetti per una mobilitazione che è solo agli inizi.
Continuano, intanto, le iniziative di promozione della giornata di martedi (Lunedi mattina in un nuovo comunicato stampa daremo conto delle adesioni e di ulteriori sviluppi).
Per intanto è previsto domenica un volantinaggio davanti alle chiese di Policoro con una lettera rivolta alla comunità.
Una intervista cartacea e video con Leonardo Conte è disponibile nel blog di altragricoltura