Pubblichiamo da AgenParl (vedi originale)
Roma, 10 mar – “Ci chiamiamo Popolo dei Forconi e non più Movimento dei Forconi – così ha spiegato a Live Sicilia Catania il segretario Francesco Crupi – e ci stiamo organizzando per fermare tutto il prossimo 11 marzo. Non ci sarà solo il fermo dei Tir ma coinvolgeremo anche altre organizzazioni e con noi ci saranno anche manifestanti dalla Calabria, dalla Campania e dalla Puglia “Dalla politica non ci sono state risposte – ha aggiunto Crupi – e questa gente è ancora impegnata a fare promesse. Non se ne può più: noi ripartiamo. Non c’è altra scelta”. Il leader del Popolo dei Forconi Mariano Ferro era brevemente intervenuto, il 13 di febbraio scorso quando un gruppo di attivisti, in una riunione non autorizzata dalla Questura, si erano organizzati per la distribuzione di volantini che rivendicavano numerose richieste verso Stato e Regione Sicilia, chiedendo per l’ennesima volta una chiara risposta ai vertici politici. Nel volantino consegnato dai manifestanti agli automobilisti di passaggio al casello, si riportavano cinque “urgenze siciliane”: 1) Nuove norme di “Riscossione Sicilia Spa”; 2) Blocco di tutte le procedure esecutive; 3) Una Banca di Sicilia: denaro al 2% per tuti i settori produttivi; 4) Defiscalizzare i carburanti art 37; 5)La difesa vera del prodotto Sicilia dalla pirateria. Domani inizierà l’ennesima fase di protesta, ufficialmente oltre alla Sicilia parteciperà anche la Regione Puglia, come afferma il portavoce Caponio Giuseppe. «La Puglia insieme a tutto il sud d’Italia si ferma per il bene di tutti». La protesta parte dalla mezzanotte dell’11 marzo e proseguirà ad oltranza. Punto di aggregazione della manifestazione pugliese la SS 100 presso lo svincolo di San Basilio, frazione di Mottola (Ta). Dalla questura jonica hanno già fatto sapere che potrebbero accadere dei disagi, ma gli organizzatori sono convinti nell’andare avanti. Come afferma Giuseppe Caponio: «Siamo a due passi dal baratro e la Grecia è dietro l’angolo. Ci stanno facendo credere che siamo abbastanza forti per non finire in default, invece qui c’è un intero settore al collasso». Il “settore al collasso” di riferimento è quello zootecnico e allevamento, in Puglia ma del resto in Sicila si parla di intero comparto agricolo, e non solo. All’appello sono state chiamate anche altre Regioni d’Italia, come la Basilicata, la Sardegna, la Calabria.