editoriale del 19 aprile 2021 di Katya Madio*
Sono passati poco meno di due giorni da quando radio Iafue ha spento le candeline, accogliendo l’invito di la Via Campesina, e lo ha fatto ricordando un anno di trasmissioni radio iniziate a ridosso di una grande evidenza storica che ha messo in lockdown tutto il mondo: la pandemia da Covid-19; ma non solo, abbiamo festeggiato i 20 anni di Altragricoltura di cui, dieci di militanza personale.
Candele che si sono riaccese subito dopo sulla voglia, la passione e la volontà di esserci per altri 20 anni, si spera, partendo dalla prossima marcia dei 100 giorni che avrà lo scopo e il compito di raccontare che un’altra agricoltura possibile è sopravvissuta per tutti questi anni, resistendo alla crisi, ammettendone la sua presenza quando tutti facevano finta di non vederla e oggi, annunciando la necessità di mettere in campo una nuova riforma agraria sulla quale continua ad essere viva la petizione che trovate su change.
Una riforma agraria ben diversa da quella nata negli anni cinquanta s’intende, quando in gioco c’era la necessità di terra ai contadini; una riforma che invece incida e sottragga potere alle multinazionali del cibo, la GdO, le stesse che hanno sempre più accentuato nelle loro mani, attraverso il controllo della terra, dell’acqua, dei semi e di altre risorse, il potere a danno dei contadini che hanno sempre più perso il loro potere di decidere cosa, come, quanto e per chi produrre perdendo potere contrattuale e d’accesso ai mercati così come a danno dei consumatori finali ai quali viene sempre più negato l’accesso a un cibo sano e non sempre eticamente prodotto. Insomma una riforma agraria nuova che metta al centro il lavoro e il cibo, il benessere delle persone piuttosto che il profitto.
E’ un compito non certo semplice quello che attende tutto il movimento di cui faccio parte e, che oggi si confronta e cimenta in un nuovo e ulteriore cambio di passo che sta nella rivendicazione sì del percorso ma anche nella capacità di comprendere che solo se gli agricoltori riusciranno a riprendersi la loro capacità di gestire i processi e di permettere a tutto il mondo un accesso libero al cibo una nuova grande alleanza tra contadini, lavoratori dell’agroalimentare e fruitori sarà non solo possibile ma realizzabile.
E’ questa la sfida che ci tiene insieme e che può essere riassunta nell’alleanza per la Sovranità Alimentare nata quest’anno e che mi fregio di rappresentare e coordinare offrendo trasversalmente tutti gli strumenti che l’Associazione per la Sovranità Alimentare ha a sua disposizione compreso il nostro megafono: la radio.
Mi piace concludere questa disamina prendendo in prestito un pensiero di una contadina doc, Miriam Corongiu, vicepresidente di Altragricoltura, all’indomani dei nostri festeggiamenti: “La Giornata Internazionale delle #Lotte #Contadine ci insegna che siamo tutti TERRONI: gente che lavora la terra, che vuole vivere la terra, che intende la terra come centro dei nuovi rivolgimenti sociali e delle lotte ambientali. Il mio pensiero va ai contadini e alle contadine che, ancora oggi e in tutti i sud del mondo, sono oppressi, mortificati e privati dei loro diritti. E fra questi il mio pensiero soprattutto va alle donne delle aree rurali il cui lavoro, la cui capacità di elaborazione politica e il cui potenziale in termini di cambiamento è così invisibile, eppure così determinante e invincibile. In questa giornata ricordo anche me stessa e la mia passione, il mio desiderio insopprimibile di amare la terra e di mettere il mio corpo e le mie intenzioni al servizio dell’agricoltura buona e trasformativa. Ricordo la mia famiglia, soprattutto chi non c’è più e che con i propri sacrifici ha reso reale la mia felicità. Ricordo mio padre e i suoi orti fioriti ovunque, ricordo la Sardegna e i suoi vasti campi, la mia Terra dei Fuochi e la sua voglia di riscatto, i braccianti che ci hanno aiutato con il loro sudore, la gente che crede in noi e nel nostro impegno. Oggi, che sono dentro Altragricoltura, comprendo anche di più il valore di questo lavoro. Se sapremo essere diversi e diversamente rispondere all’offensiva del capitale, allora sì che daremo fuoco al sistema.”
Ecco che anche chi come me è ‘contadino senza terra’ ha imparato quello che pasolini diceva nel 1962: Quando il mondo classico sarà esaurito, quando saranno morti tutti i contadini e tutti gli artigiani, quando non ci saranno più le lucciole, le api, le farfalle, quando l’industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione, allora la nostra storia sarà finita”.
*Associazione per la Sovranità Alimentare.
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