fonte: Ansa (vedi articolo originale)
La vite ”e’ una delle colture arboree che meglio si adatta ai cambiamenti climatici. In Val d’Aosta si fa vino a quota 1.100 metri e ottimi nettari si producono a Pantelleria, a dimostrazione della capacita’ di resistenza dei vigneti non solo a temperature estreme ma anche allo stress idrico. Credo poco a uno studio che prende in considerazione una delle piante che meglio resistono a variazioni del clima, lanciando un allarme-scomparsa in soli 40 anni”. Ad esprimere perplessita’ sui risultati dello studio del centro ricerche Conservation International e’ il presidente del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, Conaf, Andrea Sisti.
”Quaranta anni non sono molti” per delineare uno spostamento della geografia globale della viticoltura, osserva Sisti alla luce di serie storiche registrate negli ultimi 150 anni che rilevano ”si’ cambiamenti delle temperature ma in fasce non omogenee. Un conto e’ comunque parlare di ere, un conto di scenari da qui al 2050. Inoltre quello che conta in vigna – sottolinea – e’ il microclima. Non a caso la vitis vinifera ha radici che arrivano fino a 15 metri, e lo sviluppo vegetativo non supera un metro in Francia, con un grado zuccherino nettamente inferiore a ai vini dei Castelli romani ma piu’ acidita’ nel mosto. Se anche si verificasse una glaciazione in appena pochi decenni, avremo passiti romani e bianchi beverini di Borgogna. Tuttavia – conclude – la vite sapra’ resistere alla febbre del pianeta, e solo una determinazione dell’uomo portera’ la produzione del vino nei dintorni di Londra”.
”Molto perplesso” sui risultati dello studio pubblicato sulla rivista Pnas e’ Giuseppe Martelli, presidente di Assoenologi che proprio nel congresso dello scorso anno ha studiato i cambiamenti in atto. ”Che la viticoltura si sposti a Nord e’ tutto da verificare perche’ non c’e’ desertificazione a Sud, e l’Inghilterra non sara’ mai a vocazione vinicola perche’ li’ le malattie crittogamiche farebbero festa con tanta pioggia.
Ammettendo tuttavia sbalzi significativi, le varieta’ che potrebbero riscontrare problemi sono quelle precoci: tra i rossi il merlot, per i bianchi i base spumante”.